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La destra italiana deve fare una scelta

Redazione

O populisti-sovranisti con Trump, o liberali con l’euro (e Draghi)

La sondaggista Alessandra Ghisleri coi suoi numeri, il politologo Giovanni Orsina con le sue analisi. Ieri suggerivano lo stesso trend e le medesime conclusioni: l’onda transoceanica di Trump e quella che ancora si va formando di Marine Le Pen hanno un influsso sicuro sull’elettorato italiano. Danno forza a un’area che finora è stata più che altro d’opinione, quella della destra “sovranista”. Una parte di quest’area sceglierà comunque i Cinque stelle, ma i temi della chiusura agli immigrati, dell’antimercatismo, dell’antieuropeismo sono soprattutto arsenale per la destra.

 

Il che può essere una buona notizia, oppure una cattiva notizia: a seconda di chi la legge.

 

Ottima per Matteo Salvini e Giorgia Meloni; buonissima per Renato Brunetta e per chi come lui addita le politiche economiche europee come causa di (quasi) tutti i mali nazionali. Ma vista dal punto di vista di un possibile leader federatore, che sa che bisogna arrivare alla soglia del 40 per cento, o comunque vincere le elezioni, la notizia è cattiva. Pone infatti una scelta di campo, che fino a poco tempo fa – appunto prima della Brexit e di Trump – si poteva ancora evitare di fare. Si poteva tenere Tajani a capo del Parlamento europeo per conto del Ppe e traccheggiare in patria con gli alleati populisti. Adesso la necessità di schierarsi – tanto più mentre si delinea un “partito” pro europeo-realista ispirato alle idee di Mario Draghi – si impone e si fa più difficile.

O si sceglie la linea di una destra moderata e liberale, pro mercato ed europeista, o si scommette sulle idee e l’elettorato “trumpiano”. E’ una scelta di responsabilità politica e di lungimiranza. Ma anche di numeri: dove sono davvero gli elettori? A stare nel mezzo, si perde e basta.