Stefano Fassina (foto LaPresse)

I tristi giorni di passione di Fassina

Marianna Rizzini

Il deputato di Sinistra italiana (ex pd) ed ex viceministro dell’Economia con Letta, tra cali di tessere, ribellioni interne e vagheggiato superamento dell’euro

Roma. Svoltare a sinistra, svoltare a sinistra, dice l’ex segretario pd Pierluigi Bersani per rispondere all’intervista a Repubblica in cui il segretario ed ex premier Matteo Renzi parla di rifare il Pd con più “cuore, valori, ideali”. Ma svoltare a sinistra come (e con chi?), ci si domanda, dopo aver appreso la doppia notizia che rende ancora più oscuro il domani della gauche: soltanto 4 mila tessere per Sinistra italiana e la lotta intestina che infuria all’interno della stessa. Protagonista: Stefano Fassina, deputato prima del Pd, poi di Si, ed ex viceministro dell’Economia nel governo Letta, autosospesosi dal gruppo parlamentare di Sinistra italiana dopo che Arturo Scotto e altri quindici “compagni” parlamentari si sono dichiarati sui giornali, con pubblica lettera, interessati al “Campo progressista” dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia (ma il punto controverso è: dialogare o no con il Pd di Renzi?).

 

E insomma sono di nuovo giorni di passione per Fassina che in un’intervista a Repubblica ha sottolineato che Si non è “la compagnia low cost del Pd” e che ora si trova alle prese con la crisi di vocazione nel popolo a sinistra del Pd, diviso più che mai (c’è anche il “Possibile” di Pippo Civati), ma anche più che mai determinato a non unirsi sotto uno stesso tetto (così pare, al momento). Ed è un triste approdo, o porto di passaggio, questo, per Fassina, che non più tardi di un anno e mezzo fa portava a compimento la giravolta dal Fmi (dove Fassina, ex bocconiano, ha lavorato per cinque anni) all’amore smisurato per l’Atene di Alexis Tsipras. E che delusione, dev’essere stata, vedere non solo l’Atene di Tsipras rientrare per così dire nei ranghi, ma anche la brigata pro-Tsipras italica implodere sotto i colpi della realtà  (e della suddetta concorrenza interna, ché c’è stato un momento in cui le “Cose rosse” si moltiplicavano, come pure i possibili protagonisti delle nuove avventure gauchiste (con eterno non-scendere in campo di Maurizio Landini).

 

E proprio quando Fassina, non più moderatamente pro-Merkel (periodo quasi-montiano) e non più eterno fuori-linea nel Pd (se n’è andato dal Pd), aveva trovato una sua identità di nuovo tribuno gentile delle plebi stanche ma non grilline, ecco che i sedici ammutinati di Si vogliono guardare più al centro. E allora non resta gridare, come Fassina ha gridato, cose come: “Il centrosinistra è fuori dalla realtà. La sinistra si batta per superare l’euro”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.