Donald Trump (foto LaPresse)

I giochi d'acqua di Trump e il polipo a Cinque stelle

Lanfranco Pace

Bocciato The Donald per la difesa alle accuse del dossier contro di lui; bocciato il M5s per la farsa europea (e per il voto online pro Alde); promossa Federica Guidi scagionata dalle accuse dell'inchiesta Tempa rossa. Il Pagellone alla settimana politica di Lanfranco Pace

PIOGGE ALL’EST

A una settimana dalla cerimonia d’insediamento, il sito BuzzFeed rivela come i servizi russi abbiano incastrato Trump: a Mosca alloggiava nella stessa stanza di Barack e Michelle e per sfregio al giaciglio presidenziale ci avrebbe fatto giochi d’acqua con escort dalle lunghe gambe. Lui dice che è un fake e che il sito in questione è una fogna. Probabilmente ha ragione, ma le parole con cui si è difeso fanno venire il latte alle ginocchia: la pioggia dorata trasmetterebbe germi e lui è germofobo. A parte che non sa quello che si perde, germi compresi, se avesse detto sorridendo che mai si farebbe  pisciare addosso per timore che gli si sballi il toupet o gli si incolli il riporto, allora sì che il suo ingresso alla Casa Bianca sarebbe stato trionfale.

 

OTTO TENTACOLI

Da M5s a Octopussy. Con la scusa che sono finite le ideologie e che pescano voti indifferentemente a destra e a sinistra, i grillini cominciano ad attaccarsi a tutto, aderiscono a tutto ciò che vedono come le ventose di un polipo. L’Ukip di Farage con cui facevano gruppo al parlamento europeo se ne andrà con tutta la Gran Bretagna (prima è e meglio è) e loro si sono messi in cerca di una casa nuova, per ragioni “tecniche” come ricevere finanziamenti e informazioni. Bussano al gruppo liberale e democratico Alde che è europeista convinto, ne vengono cacciati dopo poche ore per manifesta incompatibilità e tornano con Farage che gli ha messo pure un paio di condizioni prima di prendere cappello e andarsene.

Non è tanto la figura di merda o che Guy Verhofstadt, il capo di Alde, sia un giocatore di tre carte pronto a imbarcare chiunque pur di farsi eleggere presidente dell’europarlamento. O che Di Maio si lasci andare a una filippica contro i poteri forti (e che palle, cambiate disco, voto 2) perché avrebbero fatto le barricate per tenerli fuori dai giochi che contano, dimenticando però che a Strasburgo sono diciassette, non hanno sponde in altri paesi e nessuno ha ancora capito a che gioco abbiano giocato fino a oggi.

La cosa grave è che 70 e passa per cento dei militanti cosiddetti certificati del M5s sono così coglioni da approvare dalla sera alla mattina una proposta demente solo perché fatta da Grillo e da Casaleggio jr, altro che la nipote di Mubarak votata all’unisono dai deputati forza italioti. Possibile che nessuno abbia detto Alde chi, chi sono questi qua e che cosa hanno in comune con noi?

I militanti dovrebbero rappresentare la quota consapevole e informata del Movimento e a loro volta contribuire a formare un elettorato che non pone domande e si comporta come in uno stato di narcolessia: invece ne sono il cuore radioattivo.

Destra e Pd le rare volte in cui criticano il gruppo dirigente mettono le mani avanti e dicono che agli elettori si deve rispetto, il che ricorda la tiritera sulle sentenze della magistratura. Una fesseria è una fesseria e tale resta anche se la dicono o la pensano milioni di persone. Occorre dunque severa pedagogia e non condiscendenza, occorrono i professori del Collegio, il reality Rai dove si torna all’antico e c’è anche rischio di bacchettate sulle mani (voto 10).

 

SINISTRE  D’ALTRO TEMPO

I socialisti francesi stanno tenendo le primarie. Manuel Valls, fino a un mese fa primo ministro di Hollande e inchiodato, non per sua colpa, alla presidenza più inadeguata dei tempi moderni è in pole position. Segue Arnaud Montebourg, ex ministro  dell’economia contrario alla globalizzazione, difensore dell’identità nazionale, dei valori repubblicani e della laicità: incarna la sinistra che nazionalizza e non si scandalizza se lo stato si rimette anche a produrre. In sintesi uno sfasato di ieri contende l’investitura a un acciaccato di oggi. Gli altri due candidati sono portatori di muffa, credono nella teoria del genere, sono favorevoli a quello abominio che è genitore uno e genitore due, ma hanno una presa minore sulla base.

Valls spera in pochi mesi di riuscire a far dimenticare il presidente uscente che lo sostiene. Montebourg punta a raccogliere tutti i voti della sinistra radicale. Sono configurazioni di un altro secolo e destinate quasi certamente ad essere sconfitte dalla destra repubblicana o dalla destra che vuole il ritorno all’identità e alla sovranità nazionali, eppure la sinistra francese ha fatto almeno una cosa che la sinistra italiana non riesce a fare: uccidere i padri. Mitterrand che portò la sinistra alla vittoria interrompendo un digiuno che durava dai tempi del Fronte popolare e Rocard, alla cui scuola Valls si è formato, non sono riferimento, non suscitano nostalgie. La sinistra italiana variamente intesa invece non ha ancora elaborato il lutto di Enrico Berlinguer che pure portò la sinistra all’isolamento e poi a sbattere contro i cancelli di Mirafiori: si rimpiange il passato anche quando si presenta con i tratti deformati di Massimo D’Alema (voto 5).

 

SE ANCHE DE BORTOLI...

Questa settimana proprio dalle colonne del Foglio, l’ex direttore del Corriere della Sera ha invitato Renzi a non affrettare la fine della legislatura, a lasciare Gentiloni fino al 2018. Questo, ha detto, sarebbe un comportamento da statista. Nel mio piccolo penso che l’Italia non abbia bisogno di statisti e che anzi di statisti stia morendo. Abbiamo il vezzo di considerare statista non già colui che prende l’occasione al volo, la piega a una sua ambizione personale e inserisce il tutto in un disegno che faccia avanzare l’intero paese, vedi ad esempio la fulminea voracità con cui Helmut Kohl unificò la Germania contro venti e maree.

Per lo più apprezziamo e chiamiamo statista colui che riflette, sa aspettare, “ponza”, studia processi a più sponde per risolvere problemi ovviamente complessi.

Statista fu De Gasperi, in parte anche Fanfani e Craxi, ma i modelli nazionali più citati restano Aldo Moro e Giulio Andreotti, il nobile e il furbo, grandi maestri di attesa e tessitura.

Ora Renzi è uno scattista, va veloce e non pensa troppo, è la sua forza e non lo vedo tra venti anni stare ancora qua a deliziarci. E’ appena andato contro un muro ma per servire a qualcosa deve rimettersi il più rapidamente possibile in piedi, provare a vincere e riprendere a correre. Se perde aspetterà un giro ma se dovesse vincere provi a riformare davvero, e non a dosi omeopatiche, fisco e giustizia, i comparti dove si gioca la libertà materiale dell’individuo e quindi la civiltà di un paese.

 

E PER FINIRE…

Tempa rossa? A tu’ sora. Viva la Guidi vittima di una campagna demenziale, viva anche l’uomo da cui ha avuto un figlio e viva l’ammiraglio Di Piazza. Accuse archiviate, tutti prosciolti (10 e lode ma non c’è voto che possa risarcirli). L’inchiesta che per settimane ha tenuto banco è andata in fumo ma i procuratori lucani sono ancora al loro posto.

Ho un presentimento: anche le indagini sulle attività di spionaggio dell’ing. Occhionero e su’ sora finiranno in pataccata pro domo propria.

Invece colui che allenava squadre giovanili di calcio e oggi, ventisei anni dopo, è stato accusato di abusi sessuali e pedofilia, non potrà più discolparsi. I nomi sono trapelati e l’uomo oggi sessantenne non ha retto: in carcere si è ucciso soffocandosi con un sacco di plastica.

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  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.