Matteo Renzi (foto LaPresse)

Renzi chiede Congresso e voto, la minoranza vuole un "cambio di rotta radicale". Cos'è successo alla direzione Pd

Redazione

Sostegno unanime al governo Gentiloni. Rimane aperto il dibattito sulla legge elettorale

"Trentatrè milioni di italiani hanno mandato un messaggio: bisogna cambiare rotta radicalmente. Così la sinistra non ha senso e il Pd è destinato a morire, a prescindere da chi lo guida". Le parole di Roberto Speranza, ex capogruppo alla Camera, segnano quella che è la linea espressa dalla minoranza del Partito democratico alla direzione di lunedì, convocata per votare il sostegno al governo Gentiloni, che è arrivata unanime.

  

 

"Credo che sia un bel giorno quello nel quale diciamo buon lavoro a Paolo Gentiloni e un grato apprezzamento al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per aver gestito questa crisi. Che cosa si apre adesso? Che cosa immaginiamo di fare?". Con questo interrogativo l’ex primo ministro Matteo Renzi apre il suo intervento davanti ai compagni di partito. "Il 59 per cento è voto politico? Allora lo è anche il 41 per cento", sottolinea l'ex premier, riferendosi all'esito del referendum. "Parliamo di come è l’Italia oggi, di come immaginare futuro. Il nostro disegno è stato bocciato dagli elettori. Ora bisogna aprire una riflessione, io vorrei farla nel modo più ampio possibile ma senza cedere a rappresentazioni macchiettistiche”.  

  

Il programma di Renzi è chiaro: “Nel momento in cui il presidente Gentiloni giurerà, il nostro compito sarà stabilire se si fa il congresso o non si fa. Domenica l’assemblea decide se farlo o no. Io vorrei farlo, ma sarà l’assemblea a deciderlo”. E riguardo alle imminenti elezioni politiche, che si terranno “nell’arco dei prossimi mesi”, secondo Renzi, l’ex premier sostiene: “Non abbiamo paura mai del confronto con le persone".

  

Franco Marini solidarizza con il segretario: “Ognuno può aver votato personalmente, ma venire a dire ‘ha sbagliato solo Renzi’, questo è inaccettabile. Non va bene. Dobbiamo fare il congresso, certo, ma perché serve una linea, la leadership si vedrà”.

  

Il tema è appena evocato, ma in direzione si manifestano le prime distanze nel Pd sulla legge elettorale. Sergio Lo Giudice e Sandra Zampa chiedono di "ripartire dal Mattarellum". Zampa annuncia anche di aver "appena depositato alla Camera" con Michele Nicoletti "un riproposizione del Mattarellum. Credo sia da lì che dobbiamo ripartire". Diversa l'impostazione di Matteo Orfini che propende per un sistema proporzionale: "Stiamo attenti a letture di comodo. Non è con un ritorno ai capisaldi della Seconda Repubblica che noi apriamo la Terza. Non è continuando con la torsione della rappresentanza" che si riavvicinano gli elettori. "A prendere a capocciate la storia ci si fa male e si rischia anche di perdere le elezioni".