Matteo Renzi e Giorgio Napolitano (foto LaPresse)

Renzi, Napolitano e gli impegni del 2013

Redazione
Su riforme ed Europa, se non proprio Nazareno, uno sforzo comune.
"Volete che lasci? Vincete il congresso”, eccetera. Lo scontro interno al Pd è una cosa, ha i suoi rituali e le sue armi. Poi ci sono la politica nazionale, il governo e l’Europa. E Matteo Renzi, ieri in direzione del partito, non ha fatto il bullo. Ma non ha volato neppure basso, come secondo qualcuno la prudenza avrebbe suggerito. Invece su responsabilità e governo il segretario-premier ha fatto un discorso serio. Ovviamente non ha evocato il patto del Nazareno, non ce n’erano né motivo né margini, e un discorso in direzione non è un commento fatto dai giornali, come quelli che facciamo in materia, e con convinzione, da queste colonne. Ma ha detto un paio di cose che vale la pena sottolineare e prendere sul serio.

 

La prima, ha mostrato il video dell’esortazione di Giorgio Napolitano del 2013 a tutte – tutte – le forze politiche, responsabili di troppi “nulla di fatto”, quando indicò l’urgenza delle riforme istituzionali e il superamento del bicameralismo perfetto. “Io ero a Palazzo Vecchio, voi applaudivate a quel discorso”, ha scandito Renzi, invitando a cercare “pazientemente dentro e fuori il partito la massima convergenza”. La seconda, sull’Europa. Ha ribadito che “è fondamentale che l’Italia faccia sentire la sua voce sulla crescita e contro l’austerity”, che “la flessibilità non è una concessione all’Italia ma dovere di buon senso per l’Ue”, infine ha fatto riferimento all’importante bilaterale tra Italia e Germania in agosto a Maranello sull’economia. Non sono tatticismi “nazarenici” per puntellare se stesso. Sono gli impegni per l’Italia che tutti coloro che ascoltarono Napolitano nel 2013 conoscono e presero. Non c’è bisogno di formule, ma della volontà di rispettarli.