Nathalie Naim

Parla Naim, paladina legalitaria

Marco Valerio Lo Prete
La consigliera municipale di Roma è stata querelata da un gruppo di ambulanti che l’accusano di diffamazione: non avrebbe le prove del sistema di subaffitto di concessioni pubbliche lungo il Tevere di cui parla

Roma. Un ambulante squattrinato è frainteso da un vigile urbano, finisce a processo per futili motivi, dopodiché rimane stritolato dalla macchina della giustizia. C’è infatti il giudice che in aula non fa altro che legittimare se stesso e il principio d’autorità, altro che indizi, prove e dibattimento; ci sono i testimoni meschini e gli avvocati d’ufficio che non cercano grane di sorta; ci sono i cittadini pronti a mostrare tutta la loro riprovazione sociale per il malcapitato, isolandolo e costringendolo alla fame una volta che ha espiato la sua lieve pena. Questa è la giustizia inumana, ipocrita e moltiplicatrice di ingiustizie, descritta nel pamphlet “Crainquebille” dal premio Nobel per la Letteratura Anatole France. La novella in questione fu pubblicata per la prima volta nel 1901 (in Italia l’ha tradotta il procuratore Carlo Nordio per Liberilibri nel 2002). Nel 2016, la politica italiana sembra decisa a scrivere il sequel di quella distopia. Solo in Italia, infatti, l’ambulante-protagonista di “Crainquebille 2. La vendetta” poteva, attraverso una semplice querela, strumentalmente brandita da politici e media assetati di “O-ne-stà! O-ne-stà!”, chiudere il cerchio delle assurdità e mettere nell’angolo un politico considerato scomodo. Letteralmente, è quello che sta succedendo a Roma. Vediamo perché. Nella capitale del nostro paese, il candidato sindaco del Pd, Roberto Giachetti, ha detto di volere “liste pulite”, cioè “elenchi in cui non ci sono persone che hanno problemi con la giustizia”. Una formula vaga, innanzitutto, in un paese con quasi 10 milioni di processi pendenti. E soprattutto una formula problematica: nella capitale, per esempio, ha provocato l’espulsione dalle liste del Pd di una riconosciuta paladina di battaglie pro legalità e pro decoro: Nathalie Naim. Di cosa si è macchiata la Naim? E’ stata querelata da alcuni ambulanti.

 

Naim, consigliera municipale uscente per la Lista Marino, già indipendente nei Verdi, stavolta – assicurano i bene informati – era una predestinata per le liste romane del Pd, e in subordine per la lista civica di Giachetti. E’ popolare, la chiamano “il sindaco del quartiere Monti”, è conosciuta dai comitati di quartiere per le battaglie combattute a suon di accessi agli atti, petizioni e sempre in punta di diritto. “Facendo politica così, mi sono fatta un po’ di nemici – dice la Naim al Foglio – Come i piccoli imprenditori ambulanti che non rispettano le regole sugli spazi pubblici, i camion bar che orbitano illegalmente attorno ai monumenti, eccetera”. Naim, per esempio, è stata querelata – in compagnia di Ferruccio de Bortoli, allora direttore del Corriere della Sera – da un gruppo di ambulanti che l’accusano di diffamazione: non avrebbe le prove del sistema di subaffitto di concessioni pubbliche lungo il Tevere di cui parla. Alla fine dello scorso anno è stata anche minacciata fisicamente da alcuni rivenditori abusivi vicino al Colosseo. “Oggi Giachetti e il Pd, in nome delle ‘liste pulite’, escludono me che non sono nemmeno condannata e premiano i metodi intimidatori dei soliti noti”. Più che una questione minuta di politica locale, la vicenda Naim è la spia di qualcosa che riguarda tutto il paese. C’è chi chiede “O-ne-stà! O-ne-stà!” come programma politico del prossimo sindaco, cioè i grillini.

 

[**Video_box_2**]C’è chi spara a zero sui politici che sono tornati a rubare oggi più che mai, cioè i vertici della magistratura organizzata. Così Giachetti, nonostante il comprovato fallimento della logica degli “impresentabili” (vedi il caso De Luca), tenta di rispondere con la rassicurante formula “liste pulite”. “Con il paradosso che adesso il Pd, inseguendo i grillini sul terreno del giustizialismo, addirittura li supera e finisce per fare una politica anti legalità”, conclude Naim. Che nel frattempo ha trovato ospitalità nella lista dei Radicali per il Comune. “L’isteria delle ‘liste pulite’, con tanto di  cerimonia di consegna alla presidente della commissione Antimafia Bindi, nasconde la mancata assunzione di responsabilità politica – dice al Foglio Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani – Ci si appiglia al feticcio giustizialista quando non si è in grado di selezionare la classe dirigente in base a criteri politici. Con questa logica neppure Marco Pannella avrebbe potuto candidarsi nella lista civica di Giachetti. Scivolare su queste posizioni significa nei fatti far vincere il peggior giustizialismo e le forze politiche che se fanno interpreti”. Insomma: Crainquebille a Roma, la vendetta.