Adottare per politica

Redazione
L’accelerazione sulla legge 184 e l’ipocrisia (in affitto) che nasconde. "C’è da mettere mano all’intero impianto delle adozioni, aggiornarlo, rivederlo, semplificarlo, porsi il problema delle adozioni per i single”, ha detto il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi.

Poco dopo il voto in Senato sul ddl Cirinnà, Maria Elena Boschi ha rilanciato l’iniziativa politica del governo per sanare la vittoria mutilata, le adozioni stralciate: “Stiamo preparando una legge molto complessa che non riguarda solo le adozioni per le coppie gay. C’è da mettere mano all’intero impianto delle adozioni, aggiornarlo, rivederlo, semplificarlo, porsi il problema delle adozioni per i single”. Il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, ha rinforzato: “La prossima settimana si parte con il ddl adozioni, adozioni per tutti sia chiaro”, e ha aggiunto: “Abbiamo il dovere morale di pensare anche alla crescita morale di questo paese”. Ci sono tre aspetti discutibili, in questa accelerazione politico-morale. La prima è una evidente e persino esibita funzione di “copertura a sinistra”, si diceva una volta, del governo e del partito. Nel momento in cui l’esecutivo deve affrontare scelte scomode per il suo più tradizionale elettorato, è utile vellicare un’altra sinistra, la sinistra “dei diritti”. Il “noi non possiamo pensare solo all’economia, alla crescita” detto da Serracchiani è indicatore. Ma questo politicismo è in fondo comprensibile. Meno innocenti sono i due altri punti. Primo, che l’improvviso interesse per la legge sulle adozioni tradisce qualche contraddizione.

 

Che la legge 184 (peraltro stata modificata soltanto quattro mesi fa, con l’introduzione del concetto della continuità degli affetti per i minori che passano dall’affido all’adozione) vada rivista è chiaro, anche perché ci sono 35 mila bambini in attesa di una famiglia, e non soltanto coppie civilmente unite e single in attesa di figli. Ma, più che l’articolo 3 della Convenzione dell’Onu sui Diritti del fanciullo, il “supremo interesse del minore”, sembra interessare il “desiderio di genitorialità” degli adulti. Infine, e al di là dei clamori vendoliani, è macroscopico che il problema delle adozioni – impostato come lo si vorrebbe impostare – serve solo a nasconderne uno molto più complesso e grave: la fabbricazione surrogata dei bambini, da rendere poi disponibili per l’adozione. Ieri, il tribunale per i minorenni di Roma ha riconosciuto l’adozione “incrociata” a una coppia di donne per due bambine nate con inseminazione artificiale praticata in Danimarca, rimandando alle “adozioni in casi particolari” già previste dalla 184. Poiché è di questo che si tratta, di questo bisogna discutere. Il resto è ancora una volta ipocrisia.

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