Il premier Matteo Renzi (foto LaPresse)

Il filo della legislatura

Claudio Cerasa
L’idea della lista Renzi, le alleanze, le elezioni. Come nasce la tentazione (vera) di modificare l’Italicum. La spinta interna al Pd avviene per due ragioni. La prima è quella portata avanti dalla minoranza Pd, preoccupata dal fatto che alle politiche non avere una stampella di sinistra è un rischio troppo grande per un partito che vuole avere la maggioranza del paese.

C’è un filo sottile, e al momento non visibile, che lega il dibattito sulla legge di Stabilità, le alleanze alle prossime amministrative, il rapporto tra il presidente del Consiglio e il capo del suo principale alleato di governo, la ricomposizione di Ncd, la scissione del Pd e più in generale il dialogo tra le anime del governo. Il tema è quello della legge elettorale, della possibile modifica dell’Italicum e della scelta o non scelta da parte del governo di tradire un principio chiave della grammatica renziana per fare i conti con una geografia in continuo mutamento. Il problema è questo: riuscirà Renzi a resistere alla tentazione di cambiare uno dei punti cardine dell’Italicum, il premio alla lista, per inserire un premio diverso, quello alla coalizione, che permetterebbe al segretario del Pd di allargare il bacino del centrosinistra e di rendere ancora più difficile di oggi la vita al Movimento 5 stelle? Renzi sa che il suo partito non viaggia più agli stessi livelli delle europee e sa anche che all’interno del Pd esiste una spinta forte e trasversale finalizzata a modificare l’Italicum.

 

La spinta interna al Pd avviene per due ragioni. La prima è quella portata avanti dalla minoranza Pd, preoccupata dal fatto che alle politiche non avere una stampella di sinistra è un rischio troppo grande per un partito che vuole avere la maggioranza del paese. La seconda è di segno opposto ed è portata avanti da alcuni pezzi grossi del renzismo; suona così: il premio alla coalizione anziché alla lista è una mossa necessaria per il Pd e per il governo non per allargare il centrosinistra al popolo dei Podemos ma per far sì che il mondo centrista abbia una ragione in più per avvicinarsi al Pd e allontanarsi da Forza Italia.  A questo ragionamento, piccola notizia, ne va aggiunto un altro che è l’unica vera ragione per cui Renzi è tentato dal modificare la legge elettorale: non solo per rendere più semplice la vita ad Alfano – che stando a come è fatto oggi l’Italicum sarebbe costretto a entrare o nel listone di Forza Italia o nel listone del Pd – ma anche per permettere a Renzi di realizzare un progetto che potrebbe essere testato già alle prossime amministrative. L’idea è questa: affiancare alla lista del Pd una lista Renzi, e permettere così a chi si sente vicino al mondo della Leopolda, ma non a quello del Pd, di dare il suo contributo alla causa presidente del Consiglio. La tentazione esiste nella testa di Renzi – e in fondo il modello dei sindaci a cui fa riferimento il segretario e a cui è ispirata la legge elettorale prevede la possibilità di costruire coalizioni – ma è una tentazione alla quale difficilmente il premier cederà per una ragione semplice che si chiama scissione.

 

[**Video_box_2**]Renzi è infatti convinto che riaprire la partita dell’Italicum significhi aprire il recinto del Pd e non c’è dubbio che una delle ragioni che in questi mesi hanno disincentivato la fuoriuscita dal partito è stata questa: senza un premio alla coalizione, uscire dal Pd significherebbe entrare nell’irrilevanza; con un premio alla coalizione, invece, uscire dal Pd, con la prospettiva di allearsi con il Pd, sarebbe una carta possibile da giocare per emanciparsi dal “regime renziano”. Le strade che si presentano di fronte al presidente del Consiglio sono dunque queste e non c’è battaglia politica che non abbia come sottotesto quello di modificare in futuro la legge elettorale. Vuoi che ti votiamo la manovra? Allora dacci in cambio la legge elettorale. Vuoi che non facciamo saltare il governo sulle unioni civili? Allora dacci in cambio la legge elettorale. Vuoi che noi centristi post berlusconiani mettiamo al servizio del governo i nostri preziosi voti al Senato? Allora dacci in cambio la legge elettorale. Il percorso è ancora da tracciare ma oltre alla politica delle alleanze nella valutazione di Renzi dovrà avere un peso importante un’idea sul futuro del paese: è giusto o no rinunciare al modello di partito a vocazione maggioritaria solo per evitare di offrire un assist possibile al Movimento 5 stelle? Si parte da qui, vedremo presto come andrà a finire.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.