La lettera segreta che ha anticipato la caduta di Marino

Redazione
Incapacità di combattere l’illegalità con efficienza e non solo con il moralismo. Il conto che ha pagato il sindaco di Roma non c’entra nulla con le carte di Credito. Esclusiva del Foglio

Nel gran bazar delle ipocrisie romane comincia ad affermarsi l’idea che le dimissioni di Ignazio Marino siano nate per ragioni legate squisitamente alla difficoltà con cui l’ex sindaco di Roma ha gestito, diciamo così, le carte di credito del comune, e lo stesso Marino ha provato a far capire che la sua uscita di scena (è un’uscita di scena?) sia stata legata all’accusa di scarsa trasparenza riguardo alcune spese sostenute con la carta di credito del comune. Il vero credito però che paga Marino, per uscire dal gran bazar delle ipocrisie, è molto diverso e la scelta di licenziare il sindaco di Roma è avvenuta per l’incapacità di risolvere problemi che hanno una dimensione diversa rispetto a quella dei giustificativi di una carta di credito.

 

Il caso più significativo per capire il modo maldestro con cui Marino ha provato a combattere l’illegalità con il moralismo piuttosto che con l’efficienza è legato alla storia della più importante azienda di trasporto pubblico italiana, l’Atac, cuore pulsante dell’universo della Vacca romana, come raccontato qualche giorno fa dal Foglio. La notizia che il Foglio ha appreso oggi è che il giorno prima di dimettersi da assessore ai trasporti, il senatore del Pd Stefano Esposito – che ha provato a studiare le ragioni del buco da 550 milioni di euro dell’azienda del trasporto pubblico romana – ha inviato all’autorità anti corruzione guidata da Raffaele Cantone una lettera in cui chiede all’Anac di approfondire il dossier dell’Atac. Il Foglio pubblica in anteprima il contenuto del documento.

 

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