Il sindaco di Roma Ignazio Marino (foto LaPresse)

Moralizzatori moralizzati. Il vero problema di Marino e di Collodi non sono le spese di rappresentanza

Mario Sechi
Il segnale di contaminazione radioattiva e inabissamento del sottoMarino è in prima pagina su Repubblica: “Spese, Marino smentito. Ora indaga la procura”. Il Messaggero mette il sigillo: “Le spese di Marino, aperta l’inchiesta «La cena? Mai stata»”. Ma il vero problema è un altro.

Restaurant Marino. Il segnale di contaminazione radioattiva e inabissamento del sottoMarino è in prima pagina su Repubblica: “Spese, Marino smentito. Ora indaga la procura”. Il Messaggero mette il sigillo: “Le spese di Marino, aperta l’inchiesta «La cena? Mai stata»”.

 

Ma il tema non è quello di una scampagnata tra i pasticciati numeri del libro mastro del sindaco di Roma. No, il problema non sono gli scontrini. No, il pasticcio non sono i rimborsi spese. Se fai il sindaco della Capitale di un paese del G8, ci sta che il primo cittadino abbia un adeguato fondo per le “spese di rappresentanza”. Il problema di Marino è l’ombra della bugia che si sta allungando: se lui dice di esser andato a cena il tal giorno con esponenti della Comunità di Sant’Egidio e questi ultimi rispondono con un secco no, non è vero, allora tutto cambia. Perché si passa dall’allegra strisciata della carta di credito all’allungamento del naso. Perfino Collodi, padre di Pinocchio, non fu tenero con il suo burattino.

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