Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Il Cav., il Ruby ter e la cloaca riaperta

Alessandro Giuli
Se seghi il tronco di un albero morto, quello cade e si trascina tutti i suoi rami secchi. E’ un’autoevidenza naturale che però sembra sfuggire alla procura di Milano che tiene Silvio Berlusconi sotto schiaffo continuo per l’arcinota (e arciscandalosa) vicenda di Ruby.

Se seghi il tronco di un albero morto, quello cade e si trascina tutti i suoi rami secchi. E’ un’autoevidenza naturale che però sembra sfuggire alla procura di Milano che tiene Silvio Berlusconi sotto schiaffo continuo per l’arcinota (e arciscandalosa) vicenda di Ruby. Il Cav. è stato assolto rotondamente dall’accusa principale, l’accusa-tronco: sfruttamento della prostituzione minorile e concussione. Col che, uno s’immagina che la vicenda venga chiusa lì, pazienza perfino per i soldi e il tempo buttati dalla muta di pm che si è gettata nel vano inseguimento di un innocente dichiarato tale con formula piena. Macchè. La stessa procura ha appena chiuso la sua proterva indagine finalizzata a dimostrare, grosso modo, che Berlusconi ha comprato le testimonianze che gli sarebbero valse l’assoluzione. Avrebbe pagato le così (mal)dette olgettine con 10 milioni di euro, non per confortarle nell’onore disonorato da una mostrificazione mediatico-giudiziaria, ma per farle tacere e mentire sulle serate a casa sua. Sette milioni alla sola Ruby che – udite udite – per questo avrebbe negato d’aver avuto rapporti sessuali con l’ex premier. Nel comunicato firmato dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, si dice che l’indagine è nata dalla trasmissione alla procura da parte del tribunale di Milano dei verbali dei processi “Ruby” e “Ruby bis”. Come a dire: ci è andata male con l’inchiesta madre, ma prima di vederla spirare nel vuoto dimostrativo della nostra infelice ostinazione ci siamo premurati di farla germinare ancora, in modo da ritentare l’ordalia contro il Caimano sfuggito ai ceppi.

 

Berlusconi non l’ha presa bene, ma esibisce un certo distacco (“accuse basate sul nulla, confido nell’imparzialità e nel buon senso dei magistrati giudicanti”). I magistrati gonfiano invece i muscoli, vantando “intercettazioni, documenti contabili, filmati coi telefonini e contratti di lavoro”. In gergo, chiamano tutto questo: “Coacervo documentale”. Fuori dal gergo, noi lo chiamiamo fango pronto per la cloaca maxima anti berlusconiana. Un non senso logico, un eccesso persecutorio, una storia vecchia per vecchi accusatori inconsolabili.