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La seccatura dei tribunali: così si prova a liquidare la giustizia internazionale

Adriano Sofri

Nove magistrati dell’ICC trattati come criminali comuni, esclusi da banche e servizi digitali. Un appello a Metsola denuncia la deriva e il vuoto di reazione europea: quando punire chi giudica diventa la nuova norma del potere

Un folto numero di giuristi, avvocati, magistrati, docenti universitari di molti paesi europei ha inviato alla presidente Roberta Metsola e alle persone che compongono l’Ufficio del Parlamento Europeo una lettera che chiede di tutelare l’indipendenza dei giudici dell’ICC, la Corte Penale Internazionale, dalle sanzioni decise lo scorso 20 agosto dal governo degli Stati Uniti. Sono 6 giudici e 3 procuratori che “autorizzarono” l’emissione del mandato d’arresto contro Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant, imputati di crimini di guerra e contro l’umanità. L’effetto delle sanzioni è di inserire i magistrati coinvolti nella stessa lista nera finanziaria che annovera le persone dichiarate terroriste o narcotrafficanti o mafiose. Quasi 15 mila, delle quali nove magistrati della Corte Penale Internazionale... Una conseguenza è che i magistrati non possono più utilizzare carte di credito o ricevere bonifici bancari, e sono esclusi dai servizi digitali, dunque non hanno più una vita quotidiana. 

 

Gli Stati europei, che hanno firmato e ratificato, con altri cento paesi, lo Statuto di Roma, e le istituzioni dell’Unione, hanno finora taciuto. I firmatari ricordano che, “indipendentemente dall’opinione sul contenuto del mandato d’arresto”, la ritorsione mette in causa lo Stato di diritto nella sua condizione essenziale, l’indipendenza del sistema giudiziario, e ne intimidisce l’operato e l’esistenza. “Se coloro che indagano o giudicano crimini internazionali vengono sanzionati personalmente, ma le istituzioni europee restano in silenzio, non è solo la giustizia internazionale a soffrirne. Questo silenzio mette seriamente in discussione la dedizione dell’Europa stessa allo Stato di diritto”. I firmatari chiedono perciò alle istituzioni europee di adottare urgentemente le misure necessarie a proteggere l’indipendenza dei magistrati della Corte penale internazionale, e a garantire che nessuna forma di ritorsione contro l’esercizio delle loro funzioni resti senza risposta.

 

Fin qui la lettera. Penso che qualche miserabile episodio recente, e lo spettacoloso contesto che rivela le autorità di fatto del pianeta quali svaligiatori a mano armata, i più grossi, mentre i meno grossi fanno il palo, abbia fatto sognare ai primi e rassegnare gli altri alla liquidazione di quella gran seccatura che sono i tribunali. Lo dico con un forte e personale rammarico. Testo della lettera ed elenco dei primi firmatari qui.

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