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Piccola Posta
A Trento, l'omaggio di Kounellis a Mauro Rostagno. Arte e libertà, insieme
La scultura postuma dell’artista greco e italiano verso il completamento. Un’opera grandiosa e affettuosa, per affidare la storia del giornalista alle generazioni di giovani che avrebbero continuato a riconoscersi, mescolarsi e riprendere le proprie strade
Questa Piccola Posta sarà indiscreta, ma a fin di bene. Si tratta della scultura progettata da Jannis Kounellis, celebre artista e uomo di gran cuore, greco e italiano: che valesse da monumento per Mauro Rostagno, nella Trento in cui aveva studiato e aveva imparato a fare un buon uso, molti buoni usi, delle proprie vite. L’idea era venuta ad alcuni di quelli che gli erano stati vicini e compagni allora, e poi sempre fraterni amici. Anche Kounellis gli era stato amico. Aveva pensato a un masso di porfido rosso e grigio, grande 12 tonnellate, nel 2017 era venuto a sceglierlo in una cava dismessa nella Val Cembra. Una trave verticale di acciaio brunito, alta 18 metri, l’avrebbe sostenuto. Un’opera grandiosa e affettuosa, per affidare la storia di Mauro alle generazioni di giovani che avrebbero continuato a venire a Trento, e a loro volta a riconoscersi, mescolarsi e riprendere le proprie strade. Kounellis, e sua moglie Michelle Coudray, hanno regalato quel progetto e molto di più. Gli ostacoli sono stati tanti. Bisognava ottenere il luogo appropriato, dopo che il primo, accanto alla facoltà di Sociologia, era stato escluso per ragioni archeologiche; e il sostegno della città, e far fronte ai costi di trasporti e installazione nel nuovo luogo, nel parco delle Albere, vicino al Muse e alla nuova biblioteca universitaria, sullo sfondo dei monti…
C’è stata una sottoscrizione paziente, molti hanno acquistato la serigrafia firmata col disegno del progetto. L’approvazione del comune era arrivata ed è stata riconfermata. Intanto, in quello stesso 2017, era morto Kounellis, così che l’opera è stata la sua ultima. Poi sono morti Loris Lombardini, che sulla riuscita dell’impresa era stato più scettico, ed Ettore Camuffo, che era stato il più fervido, con Gianni Palma, Gigi Chiais, Sandro Rampa e altri tenaci. Mauro era morto a Valderice, Trapani, ucciso dalla mafia, nel 1988. Dopo traversie indegne, il presidente Mattarella ha più volte reso onore alla sua memoria: “Un vile agguato mafioso strappò Mauro Rostagno all’affetto delle figlie, dei familiari, degli amici e di quanti con lui condivisero l’impegno sociale e le battaglie contro l’oppressione criminale. A loro, anzitutto, esprimo i sensi della vicinanza e della solidarietà della Repubblica. La mafia decise di uccidere Rostagno, giornalista nella provincia di Trapani, per la sua attività di denuncia di reti affaristiche e di trame organizzate dalle cosche. I capi mafiosi avevano adottato una strategia terroristica che colpì barbaramente magistrati, uomini delle istituzioni e delle forze dell’ordine, con l’intento di annientare la libertà di cittadini e comunità. La società ha reagito. Le istituzioni democratiche hanno dimostrato che è possibile combattere e sconfiggere le mafie. I giovani hanno compreso ciò che Rostagno ripeteva: ‘La mafia è la negazione della vita’. Ricordare il suo assassinio richiama al dovere di continuare, in ogni ambito della vita sociale, nell’impegno per la libertà dalle mafie e per lo sviluppo civile delle nostre comunità”.
Quei promotori sapevano che un monumento che unisse il nome di un artista di fama internazionale a quello di uno strenuo amante della libertà di pensiero e azione, sarebbe stato un dono prezioso alla città. Non hanno trovato, credo, un’adesione fattiva in istituti locali che di quel dono saranno fra i primi beneficiari. In una riunione delle tante, convocata per fare il punto tra i più fedeli sostenitori ed eredi del progetto, Marco Boato ha comunicato la decisione di destinare la somma che mancava alla realizzazione: 100 mila euro. Dare i numeri di soldi sarebbe volgare, in altre circostanze, qui mi sembra aggraziato. Ho saputo in ritardo, per vie riservate, di questa conclusione, e mi sono rallegrato di scoprire che Marco fosse in grado di farlo, e ancora di più che avesse deciso di farlo. Dunque sono indiscreto. Non gli chiederò se sia contento dopo il suo gesto, perché so immaginarlo.
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