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Avventure e ambiguità di Truchanov, prima sindaco di Odessa e poi senza cittadinanza
In carica dal 2014 e al terzo mandato, è stato privato della cittadinanza ucraina con un decreto di Zelensky. "Odessa merita una maggior protezione e un sostegno più forte", ha detto il presidente ucraino di Hennadyj Leonidovyčc Truchanov. Ecco chi è
Hennadyj Leonidovyčc Truchanov, 60 anni, è nato a Odessa e ne è sindaco, al terzo mandato, dal 2014, dopo essere stato eletto nel consiglio comunale per molti anni, e deputato nazionale. Era il sindaco, fino all’altroieri, quando un decreto di Zelensky lo ha privato della cittadinanza ucraina, con ciò intendendo spogliarlo della carica, e sostituirlo con Serhiy Lysak, un alto ufficiale del servizio segreto, SBU, dal 2023 governatore dell’oblast’ di Dnipropetrovsk. Truchanov è, se non un avventuriero, una figura avventurosa. Coinvolto in rumorosi scandali amministrativi ed edilizi, gli era già successo un paio di volte di essere arrestato e presto rimesso in circolazione. Sospettato di benevolenza alla Russia prima dell’invasione del febbraio 2022, subito dopo si adoperò per rifarsi una reputazione patriottica.
Discusso e insieme popolare nella cittadinanza, aveva almeno dalla sua il giudizio diffuso sull’assenza provvisoria – ma lunga – di alternative convincenti, e su un sostanziale attaccamento alla città natale. Il famoso sentimento: “E’ un sindaco di..., ma è il nostro sindaco”. Nelle dispute, a Odessa più accanite, sulla cancellazione di monumenti, memorie e nomi, si era costantemente barcamenato, senza cedere alle pretese nazionaliste più oltranziste.
Alle sue resistenze toponomastiche il governatore militare della regione, Oleh Kiper, aveva replicato piuttosto brutalmente: “Se vuoi passeggiare nelle strade imperiali, vattene a Mosca o a Ufa” (Ufa è la capitale della Baschiria...). Truchanov ha anche condotto una specie di diplomazia minore, contando sull’aura universale della città, tenendo in particolare rapporti stretti con l’Italia, specialmente con Venezia e di recente con Roma, che ha visitato lo scorso luglio. E nominandosi nel consiglio comunale un consulente italiano “per gli affari esteri”.
Anche la causa – o il pretesto – alla privazione della cittadinanza ucraina non è nuova. L’accusa è di aver avuto e conservato fin dopo l’invasione una doppia cittadinanza, compreso un passaporto russo. (Tripla, secondo altri, con una greca). Accusa da lui negata, e variamente modulata, quanto ai tempi. In passato smentita dagli stessi servizi. O annullata ufficialmente in Russia nel 2017. La decisione presidenziale, preceduta da una velocissima raccolta di firme, più di 28 mila, oggi ha un evidente significato ad personam, perché ha riguardato la revoca della cittadinanza a tre personaggi, due dei quali però vivono in Russia e hanno pubblicamente sostenuto la guerra di Putin.
Truchanov ha dichiarato di non voler lasciare la carica, contando su una maggioranza municipale a suo favore, e di voler ricorrere alla Corte Suprema e fino alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Il passaggio, presentato come transitorio, di una città come Odessa, porto cruciale e patrimonio dell’Unesco e tutto il resto, a un’amministrazione militare, non promette bene. Quanto al momento in cui è stata presa una misura così drastica, si accusa la presidenza di volersi sbarazzare di poteri locali non fedeli, nelle città maggiori, quelle che avranno il maggior peso elettorale: una duplicazione fra l’amministrazione civile e una militare è già avvenuta nella Kyiv del sindaco Klitschko.
“Odessa” – ha detto ieri Zelensky – merita una maggior protezione e un sostegno più forte”. La cosa avviene alla vigilia del suo viaggio a Washington, preparato dalla visita della premier Yulia Svyrydenko, e di Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale, che ha smesso da tempo di essere l’eminenza grigia della leadership ucraina; di essere grigio, cioè.