Ritratto di Puskin (Olycom)

Piccola Posta

Quanto male fa alla cultura ucraina il nazionalismo

Adriano Sofri

"L'ombra di Pushkin", un'opera d'arte incastonata nel marciapiede di una strada di Odessa, è stata vandalizzata. Un tentativo, che si somma a tanti altri, di cancellarne il patrimonio artistico e culturale legato al passato russo e sovietico. Una superstiziosa guerra alle ombre dettata dal fanatismo nazionalista 

Alla vigilia dell’incontro di Anchorage fra Putin e Trump, un Palio dell’Assunta in cui tutto è lecito, comprese le nerbate congiunte dei due al presidente Zelensky, la mia solidarietà all’Ucraina è piena come e più di sempre. Il “vertice”, senza Ucraina e senza Europa, si svolge mentre sul fronte di Pokrovsk l’esercito russo-nordcoreano produce il massimo sforzo e mentre tra i ghiacci di Alaska si gioca con la carta geografica dei paesi d’altri. Dunque è il momento giusto per registrare il danno provocato alla cultura ucraina e internazionale dal fanatismo nazionalista. Riprendo e riassumo questa ennesima notizia dall’Odessa Journal. 


Nelle prime ore dell’11 agosto 2025, “L’ombra di Pushkin”, un’opera d’arte incastonata nel marciapiede di una strada centrale di Odessa, raffigurante la sagoma facilmente riconoscibile del poeta, è stata vandalizzata, ricoperta di vernice grigia. Sul luogo è stato lasciato il marchio di un’azienda di servizi inesistente. Più tardi, personaggi non identificati hanno rivendicato l’impresa: “Gli operatori di Odessa hanno aiutato le nuvole a scendere dal cielo. L’ombra di Pushkin è scomparsa e non la rivedremo più, speriamo, così come non rivedremo Pushkin sulla Birževaja / il nome “revisionato” della Dumskaya, la piazza del municipio, che ospita un monumentale busto bronzeo di Pushkin / nel prossimo futuro. Tutto ciò che è moscovita appartiene alla discarica, cioè alla Moscovia. Intanto l’amministrazione cittadina di Odessa sta sabotando totalmente il processo di decolonizzazione e difendendo docilmente il ‘mondo russo’”.

Questo gesto, che ne segue molti altri, fa parte di una campagna nazionalista volta a cancellare il patrimonio artistico e culturale di Odessa e di altre città ucraine legate al tempo russo o sovietico. Il bersaglio preferito è il grande e riottoso poeta russo che visse in esilio a Odessa per 13 mesi, fra il 1823 e il 1824, scrisse qui molti versi fra i più belli dell’Eugenio Onegin, lodò “la lingua dell’Italia d’oro / Che risuona per le vie allegra, / Dove passano lo slavo altero, / Il francese, lo spagnolo, l’armeno, / E il greco, e il greve moldavo, / E il figlio della terra egiziana, / Moro Alì, corsaro a riposo”.

“L’ombra di Pushkin” fu suggerita dallo scrittore Oleg Borushko e dal più devoto e geniale storico di Odessa, Oleg Gubar. A realizzarla fu, nel 2013, lo scultore Oleksandr Knyazik, sul pavimento dell’incrocio davanti all’hotel in cui Pushkin aveva soggiornato. La silhouette dell’ombra di Pushkin, col suo caratteristico bastone da passeggio e il cilindro – custoditi nel museo dedicato lì vicino, e chiuso da tempo per proteggerlo da altre incursioni che si prendono per patriottiche – si stagliava scura sull’acciottolato. L’Odessa Journal ricorda che fra il sindaco della città, Gennadiy Trukhanov, e quello di Roma, Roberto Gualtieri, è stato firmato un accordo di cooperazione per la tutela del patrimonio culturale di Odessa, riconosciuto dall’Unesco dal gennaio 2023. Alla ricostruzione della città si era già impegnato il ministero degli Esteri italiano con i responsabili di allora del Maxxi romano, Alessandro Giuli, e della Biennale di architettura milanese, Stefano Boeri.


Gli stessi vandali avevano appena distrutto, a colpi di mazza, la targa dedicata al fratello minore di Pushkin, Lev, sul famoso Passage del centro. Quella del fanatismo nazionalista è la più letterale e superstiziosa guerra alle ombre. 
 

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