foto Olycom

Piccola Posta

Ricordi di un viaggio in treno

Adriano Sofri

Io e Gigi Riva avevamo un incontro a Giavera del Montello, ed eravamo sul regionale da Mestre a Treviso. Chiacchiere su Stendhal, su Bergamo, sul Tagliamento. Scrivo queste righe nel caso in cui la nostra giovane compagna di viaggio le legga e non pensi a noi come a degli impostori 

Gigi Riva e io eravamo nella seconda tratta del viaggio ferroviario per andare a un incontro a Giavera del Montello, Treviso, di cui dirò un’altra volta. Lasciato il Frecciarossa, eravamo sul regionale da Mestre a Treviso. Di fronte a noi c’era una donna molto giovane, pendolare, lavora per l’Università a Venezia, ha evocato i rapporti cruciali con i finanziamenti europei, abita in una frazione di Conegliano. E’ alta, cordiale, intelligente, gioca semiprofessionalmente a calcio. Ero stato istruito di recente, a Udine, sui guai della colonizzazione del territorio da parte del prosecco, lei ha argomentato ulteriormente. Dovreste sentire in tempo di irrorazioni. Ha una cara amica a Bergamo, si vedono spesso, è innamorata della piazza di Bergamo Alta. Anche Stendhal, ha detto Gigi, ci risiedette da tenente nemmeno ventenne nel 1801 e lodò piazza e paesaggio, che potete fare il giro del mondo e non troverete niente di più bello. E a suo tempo Le Corbusier lesse il suo giudizio, andò a vedere, e confermò. Gigi sa un mucchio di cose su quasi tutto, specialmente su Bergamo e sulla Nembro sua e di sua madre. Ha suggerito alla nostra dirimpettaia di andare a visitare, con la sua amica, la chiesa di San Tomé, di cui il primo volume del suo Argan scolastico (a pag. 163 o 165, ha precisato) pubblicava una foto e vantava la rarità della pianta – qui c’è stata una breve escursione, sull’eventuale confusione fra la cupola ottagonale del romanico tempietto di Santa Croce, che risale all’XI secolo, e la pianta circolare di San Tomé. “Circolare con elementi ottagonali”, ha poi controllato puntigliosamente Gigi. Ci andrò senz’altro, ha promesso lei.

Ero un po’ geloso della bella figura di Gigi, ho interpellato un’altra passeggera dal viso gentile, una signora di Sacile. Sacile non è più Veneto, è già Friuli, e il confine passa lì, oltre il Livenza, che è uno dei due suoi fiumi, l’altro è il Tagliamento. Sul Tagliamento ero preparato io, sapevo a memoria da piccolo la poesia patriottica in cui è il Piave a parlare in prima persona, e deplora “il Tagliamento /che/ non tagliò un bel niente”, mentre lui, “quando vidi accorrer d’ogni dove / i bei ragazzi del Novantanove”, fece argine all’offensiva nemica e la ricacciò indietro (in realtà il nemico era già passato di qua, ma dovette ritirarsi). Ho detto lui, ma fino ad allora si chiamava la Piave, e fu grazie al valor militare che nel ’18 fu virilmente rinominato (da D’annunzio, direi). La signora di Sacile ha annuito cortesemente. Gigi aveva anche precisato che Stendhal aveva scritto a Bergamo la Certosa di Parma, in una ventina di giorni. Non avevo detto niente, ma ero insospettito. Ora, che scrivo e consulto, certifico che la Certosa fu scritta in 52 giorni, che era sempre pochissimo (per giunta con trecento pagine finali che l’editore volle ridurre a tre), e non a Bergamo, ma a Parigi. A Bergamo tuttavia Stendhal aveva effettivamente sentito quella emozione che è abusivamente diventata la sindrome che porta il suo nome. La conversazione è continuata, citando Dalmine e la prima occupazione di fabbrica della storia d’Italia e altri aneddoti. Scrivo questo non per rettificare il brillante Gigi, ma per il caso che la nostra giovane compagna di viaggio, benché non abbia idea di chi siamo, legga queste righe e non pensi a noi come a degli impostori di treno regionale. E poi è probabile che qualche appropriazione indebita derivi da guide turistiche bergamasche spericolate. In realtà, è stato un viaggio veramente piacevole. Comprese le fermate di Mogliano e Preganziol, era in perfetto orario ed è durato in tutto 16 minuti. Non ho avuto il tempo di far sapere che a Bergamo, precisamente a Orio al Serio, dov’è il frequentato aeroporto low cost da cui gli altri partono per le vacanze, avevo trascorso un’estate in galera. Alla prossima. 

Di più su questi argomenti: