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L'arruolamento femminile nell'esercito di Kyiv
Un reportage del Kyiv Independent getta luce su un fenomeno consistente: le donne che combattono sono circa 70 mila, di cui circa 5500 impiegate in prima linea. Ma c'è la preoccupazione che la promozione del reclutamento femminile volontario prepari la strada a quello obbligatorio
L’altro giorno qualche giornale aveva riferito equivocamente lo scambio tra Trump e una giovane giornalista ucraina della Bbc, Myroslava Petsa, che lo aveva interpellato sulla fornitura di missili antiaerei, in un tono appassionato. Trump, avevano scritto, le aveva chiesto se suo marito fosse militare. E’ militare, e Trump ha risposto benignamente sui Patriot, ha lodato la domanda della giornalista, che vive in esilio coi due figli in Polonia, e le ha chiesto di salutare suo marito. Petsa ha voluto precisare di aver lasciato la sua patria per corrispondere al desiderio del suo uomo, e del padre dei loro figli.
Un reportage del Kyiv Independent, firmato da Natalia Yermak, informava ieri sull’arruolamento femminile nell’esercito ucraino. Che è consistente, comprende ufficialmente circa 70 mila soldate, di cui circa 5.500 impiegate in prima linea, e registra un incremento relativo rispetto alla difficoltà crescente della mobilitazione maschile. Come si ricorderà, dal 2024 la mobilitazione è obbligatoria sopra i 25 anni, soglia ritenuta troppo alta da osservatori esterni, a partire dai militari americani, che hanno spesso auspicato che scendesse, e sono anzi arrivati a condizionare nuove sanzioni alla Russia con l’abbassamento a 18 anni. La fortissima renitenza ucraina, e personalmente di Zelensky, che già esitò a lungo prima di abbassare l’età da 27 a 25 anni, ha una spiegazione politica, la preoccupazione dell’impopolarità di una simile misura, quando già gli episodi di resistenza alla leva e alle sue maniere forti sono diffusi. E una spiegazione ufficiale ma non infondata: il proposito di salvaguardare al futuro dell’Ucraina una generazione giovane già falcidiata dal numero di volontari caduti e di esuli. I responsabili ucraini argomentano che la guerra come è venuta svolgendosi dipende molto più da armamenti e tecnologia che dal numero dei combattenti – la carne da cannone, quella per la quale la Russia è così soverchiante. Il governo tuttavia ha varato lo scorso febbraio un bando di reclutamento volontario per i giovani dai 18 ai 24 anni, offrendo ragguardevoli incentivi economici (una tantum di 24 mila dollari, paga mensile di 3 mila) e sociali. Non si sa quanta adesione abbia riscosso, e all’inizio suscitò la reazione dei militari ordinari alla disparità di trattamento: il ministro della Difesa Umerov, senza fornire numeri, ha elogiato l’altroieri “la resilienza, la professionalità e la fiducia in combattimento” dei reclutati. Diventerà forse il modo soffice di abbassare di fatto l’età del reclutamento senza dichiararlo.
Non essendoci la mobilitazione obbligata per le donne, è naturale che la loro quota di arruolamenti volontari cresca più di quella maschile, che si è andata esaurendo. Il reportage di Natalia Yermak riguarda la prima campagna di reclutamento femminile, lanciata a maggio scorso dalla 13esima Brigata della Guardia nazionale Khartiia, un’unità di fanteria meccanizzata istituita a Charkiv nel 2022. A questo scopo la Brigata si è impegnata a contrastare il largo pregiudizio maschilista che rende ostico l’ambiente alle volontarie. “Ci sono Brigate che scoraggiano esplicitamente la partecipazione femminile”. Una promotrice, Alina Andrejevna, dice che “donne motivate sono migliori, in qualunque posizione, di uomini non motivati”. Donne soldate sono impegnate specialmente nei sistemi di guida dei droni e dei robot terrestri, dell’elettronica e dell’intelligence, e della programmazione sul campo. Dov’è in gioco l’intelligenza, la riflessione, l’ingegno, i risultati stanno dalla loro parte.
C’è d’altra parte la preoccupazione che la promozione del reclutamento femminile volontario prepari la strada a quello obbligatorio. Oggi sembra difficile che avvenga, e oltretutto la quota di popolazione femminile ucraina nell’età della mobilitazione rifugiata all’estero è molto alta. Delle donne che rispondono alla campagna per la leva volontaria della Brigata Khartiia, Andrejevna fa una constatazione amaramente fatale: “I loro uomini sono in guerra o morti, le loro case sono distrutte, i loro cari uccisi o catturati: hanno visto troppo per restarsene sedute con le mani in mano”. La differenza nel trattamento di maschi e femmine rispetto al servizio militare è una questione ardua. Lo è stata anche da noi, e in tempi in cui la guerra sembrava finita in soffitta. Il diritto delle donne al mestiere delle armi, come a ogni altro, è indiscutibile. La coscrizione obbligatoria delle donne, dove non c’è, come in Ucraina, sarebbe un pesante passo indietro. Bene sarebbe – a parte il saggio avvertimento che non debbano più esserci armi né armati, che starà già sulla punta delle lingue benedette dal cielo – che non esistesse più alcuna mobilitazione obbligatoria. Per ora sembra più improbabile, il volontariato in un paese solo, della rivoluzione in un paese solo.


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