
foto Olycom
Piccola Posta
A Vicenza con Giovanna Botteri e Gian Antonio Stella, su Sarajevo
Grazie a Gian Antonio ho imparato una quantità di storie memorabili. Per l'incontro aveva meticolosamente preparato domande, citazioni, commenti, mentre Giovanna era pronta per antonomasia. Io avevo preso degli appunti, dimenticati in albergo
Giovedì 8, mentre al chiuso romano si eleggeva un papa, avevo un incontro serale a Vicenza, su Sarajevo ieri e oggi, con Giovanna Botteri e, a guidarci, Gian Antonio Stella. Il quale è così gentile da avermi tenuto compagnia per l’intero giorno. Alla fine avevo visto alcune delle cose più belle di questa parte del mondo, cioè del mondo, dagli Scrovegni (l’unico possibile modo di tener testa alla concorrenza della Sistina) alla magnifica Rotonda del Palladio, al centro di Vicenza, “città bellissima”. Ho immagazzinato il materiale sufficiente a una dozzina almeno di Piccole poste, e ci camperò su nei giorni a venire: lettore avvisato.
Negli intervalli, ho imparato da Gian Antonio una quantità di storie memorabili, perché la sua indole di archivista si combina felicemente col piacere di raccontare. Dunque una vivida descrizione dell’isola di Pasqua, dai Moai al marinaio viareggino Raffaele Nicola Carnevali, che salpò da Valparaiso per Rapa Nui nel 1896, naufragò, arrivò a nuoto fino all’isola, decise di restarci – o non poté fare diversamente – trovò l’amore, ebbero una bambina, che sarebbe diventata governatrice dell’isola. Lui, il viareggino Carnevali, è sepolto lì. Sapete che Stella, che ha raccolto questa storia, è l’autore dei più bei libri sui migranti, quelli italiani sparpagliati nel mondo e accolti spesso da un razzismo simile a quello che tocca oggi a chi da noi arriva. Mi ha raccontato anche la peripezia della coltivazione delle vongole filippine di Goro e del delta del Po e di Pellestrina e della vera sanguinosa guerra chiozzotta che scatenò fra coltivatori e abusivi, e la pacificazione finale, fino all’avvento del granchio blu. E poi il paese di Schiavon, duemila abitanti, uno o una su 44 suora o prete, il paese del cardinale Parolin, dove saremmo stati a due passi dall’andare se la fumata bianca avesse riguardato lui, e se lui non avesse deciso di spostare i suoi voti sul peruviano Prevost. Si dicono delusi, i parenti di Schiavon, si persuaderanno ad andar fieri di una conclusione che suona magnanima e per così dire ispirata.
Bene, volevo solo dire, così in viaggio, che avere Gian Antonio Stella per amico è una delle cose migliori della mia vecchiaia. Alla fine, nel nostro incontro pubblico, di cui si parlerà, Giovanna era pronta per antonomasia, io avevo preso degli appunti che ho dimenticato in albergo, e Gian Antonio aveva meticolosamente preparato domande, citazioni, commenti, con la serietà di persone grandi che non hanno smesso di essere piccole, così che lo spirito soffi allegramente su loro.

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