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Il Papa in Corsica. Visi, costumi di confraternite e gruppi polifonici
La messa era officiata dal cardinale Bustillo, che ha citato Alice nel paese delle meraviglie. Tifo per lui, e anche per l’altro cardinale còrso, Dominique Mamberti. Applausi, commozione e fischi entusiasti al momento del commiato
Grazie alla diretta di Tv2000, ho seguito la messa del Papa Francesco ad Ajaccio, quella per i fedeli e la gente, nella piazza d’Austerlitz, U Casone. Una magnifica cerimonia. Non ho mai visto tanti bambini come qui, ha detto il Papa. Poi ha precisato: soltanto a Timor Est. Le telecamere inquadravano i bambini più piccoli, in braccio a madri o padri, il Papa diceva: “Sono la vostra gioia e la vostra gloria”, e le persone avevano un’aria, se non gloriosa, certo gioiosa. Le telecamere erano bravissime, altro che Wimbledon, a inquadrare visi, costumi di confraternite e gruppi polifonici che cantavano, ragazze e ragazzi che salutavano, persone davvero felici. Il Papa e il resto del clero con indosso paramenti rosa, ho imparato che spettano alla III domenica di Avvento, Gaudete. La liturgia prevede, prima della domanda delle folle al Battista: “Che cosa dobbiamo fare?”, sulla quale Francesco si è fermato, la lettura di Sofonia, profeta biblico del VII secolo, che la Chiesa ha fatto santo. Versi dal suono drammaticamente attuale: “Rallegrati, figlia di Sion, / grida di gioia, Israele, / esulta e acclama con tutto il cuore, / figlia di Gerusalemme! / Il Signore ha revocato la tua condanna, / ha disperso il tuo nemico…”. Delicatamente elegante, il rosa dei paramenti fa più risaltare la composizione tutta maschile di prelati e sacerdoti che gremiscono l’altare e le prime file: vecchia storia. I contrasti sono spettacolari, e soprattutto la colossale statua di Napoleone che sovrasta la struttura eretta a coprire l’altare. Bronzeo e impassibile com’è, e con la mano nel panciotto, vuole ignorare l’evento che si svolge sotto di lui, e basta leggere la grande scritta sull’altare, “A PACE”, per star sicuri che non è affar suo. L’altare è a forma di prua di barca bianca, e dedicata alla Stella maris, e l’insegna un’ancora mutata in croce, perché “la Chiesa è una barca, e lo Spirito Santo è la vela che la spinge…”, o anche in nome dei naufragi altrui nel mare nostro. Meravigliosi sono i canti e l’accompagnamento ininterrotto del coro. C’era il sole, e ha piovigginato solo un po’ – pochi hanno aperto gli ombrelli. Specialmente dopo il discorso alla folla, letto ma inframmezzato da improvvisazioni, specialmente il gesto della mano che si chiude egoisticamente e si apre generosamente, Francesco era stanco, naturalmente. Ho controllato il meteo, per vedere se avesse freddo: c’erano 11 gradi. La messa continuava, officiata dal cardinale Bustillo, che ha citato Alice nel paese delle meraviglie, e la telecamera indugiava sul profilo del Papa seduto che si era tolto lo zucchetto bianco – la papalina! – e somigliava molto, mi pare, a Bernard Blier. Tifo per Bustillo, e anche per l’altro cardinale còrso, benché nato a Marrakech, Dominique Mamberti, prefetto della Segnatura apostolica. Applausi commozione e fischi entusiasti al momento del commiato. Intanto il cielo dietro l’altare e dietro Napoleone aveva preso i colori di un terso bellissimo tramonto. Poi l’aeroporto, Macron eccetera, di questo avete saputo. Gran bella giornata, bello il Papa, bellissima la gente còrsa e la sua vera felicità. E chi sono io per giudicare? Uno, un ladruncolo di mezza tacca, appostato davanti allo schermo, come Zaccheo sul sicomoro, per non perdermi la Corsica.

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