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piccola posta

La fortuna della sopravvissuta

Adriano Sofri

Mettiamo che siate arrivata da Lampedusa a Porto Empedocle, con altri 1.299, 1.300 con voi, senza contare il neonato, in una “tensostruttura”, cioè sotto il sole cocente. Dopo un viaggio di sofferenze e violenza. Ecco, siete a un passo dal traguardo

Mettiamo che abbiate attraversato i deserti. Che siate sopravvissuta agli stupri, alle botte, alle rapine, agli oltraggi. Mettiamo che abbiate attraversato i paesi che si affacciano da sud sul Mediterraneo, e per i quali siete il sud spregevole e torturabile. Che siate sopravvissuta alle galere e alla traversata del mare, alle onde, al soccorso. Che abbiate partorito sul barcone, “alla prima gravidanza”, “aiutata dai compagni di viaggio”, e siate sbarcata “con in braccio il cadavere del figlioletto, ancora legati dal cordone ombelicale”. Mettiamo che siate arrivata dall’isola piccola di Lampedusa all’isola grande di Porto Empedocle, con altri 1.299, 1.300 con voi, senza contare il bambino, in una “tensostruttura”, cioè sotto il sole cocente. Ecco: siete la fortunata. A un passo dal traguardo. Vi è bastato scavalcare le recinzioni per uscire a cercare acqua e magari, chissà, cibo. Poi tornare dentro. Di qui, avete un anno e mezzo per rannicchiarvi nel posto che sarà vostro, e pensare alla vita nuova.

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