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Che pesce è, Mario Draghi?

Adriano Sofri

All'apparenza sappiamo molto, forse perfino troppo di lui. Compreso il probabile distacco con cui guarda all'ulteriore carriera. Ma i suoi recenti incontri – operai, detenuti – ci fanno chiedere: che pensieri, che sentimenti gli suscitano?

Chissà perché, quando si vuol dire di qualcuno che non si conosce o che sfugge a una conoscenza adeguata, si chiede: “Che pesce è?”. Forse perché ci sono più pesci fra cielo e mare di quanti ne immagini la nostra filosofia e la nostra gastronomia. (Allora sarebbe più urgente chiedersi: “Che fungo è?”) Comunque: che pesce è Draghi? Mi vado applicando. In apparenza, ne sappiamo molto, forse perfino troppo. Sappiamo, se non altro per l’universale riconoscimento, della sua competenza in cose come le banche, la finanza, e l’economia che largamente ne dipende, e anche di un certo laconico temperamento, quello che ha reso proverbiale il whatever it takes. Possiamo anche immaginare che, coi titoli che ha cumulato, guardi con un certo distacco alla ulteriore carriera, in particolare alla presidenza della Repubblica, che non aggiungerebbe granché, darebbe alla sua voce un suono moralmente suadente ma non particolarmente fattivo, tanto meno in Europa, e tanto più nel caso, così probabile in quel contesto, di una maggioranza governativa in mano alla peggior destra. Eventualità probabile che l’attuale governo, salve augurabili scomposizioni e ricomposizioni forti dei partiti esistenti e dello spirito pubblico, non avrà che dilazionato. Anche la dilazione è una strategia, direte, quando infuria la bufera: purché nel frattempo si mettano sacchi di sabbia sugli argini. 

Ora io ho, fra le tante, una curiosità su Draghi e la società. Concretamente intesa, voglio dire, modestamente. Per esempio: quando è andato con la ministra della Giustizia, Cartabia (che pesce è? vedremo presto) a Santa Maria Capua Vetere e ha incontrato guardie e ladri, e ha avvertito che non se ne sarebbe dimenticato – nemmeno io – ha anche incontrato le operaie e gli operai della Whirlpool che erano andati fin lì per lui. Furono riferite sue parole non demagogiche e impegnate. Esperienza destinata a ripetersi, oggi intanto su una scala maggiore e altrettanto prepotente con la Gkn di Campi Bisenzio. Anche quando si trattava di salvare l’euro dalle speculazioni le decisioni di Draghi comportavano conseguenze ingenti su lavoratori e famiglie del continente, ma dalla presidenza della Bce era difficile vederle in faccia, sentirne l’accento, mostrar loro la faccia, mascherine comprese. Ecco, una delle cose che vorrei capire per rispondere alla domanda: Che pesce è? – che pensieri, che sentimenti, che idea del proprio ruolo suscitino in lui i detenuti e gli operai di Capua Vetere, ora che sa come si chiamano. Che pesci sono. (continua)

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