Uno screen dai video delle torture sui detenuti di Santa Maria Capua Vetere (Ansa) 

piccola posta

Picchiare i detenuti è come una droga pesante

Adriano Sofri

I video dal carcere di Santa Maria Capua Vetere, gli agenti che manganellano i carcerati e la dipendenza che dà un gesto simile. Per uscirne occorre una terapia forte (e un ministro della Giustizia diverso da Bonafede)

Ho guardato i video di Santa Maria Capua Vetere avendo in mente la frase del disgraziato che gli scherzi della vita avevano fatto ministro della Giustizia: “Una doverosa azione di ripristino della legalità”. Li ho guardati vedendovi attraverso gli innumerevoli episodi analoghi di cui non ci sono video. Il diavolo, amico dei prigionieri, ci ha messo la coda: gli agenti credevano di aver manomesso le telecamere di sorveglianza, ma erano stati maldestri. Qualcuno ha detto che episodi così bestiali non si dovranno più vedere. Qualcuno si è detto che per la prossima volta bisogna imparare a metterle davvero fuori uso, le telecamere di sorveglianza. Del resto i tempi nuovi entrano anche in galera: già qualche anno fa un pestaggio nei sotterranei di un carcere era stato ripreso e poi pubblicato dal telefono di un agente. Modernità ambigua: può esserci un agente che si sottrae a violenza e omertà, o uno che di botte e torture si vuole far bello. Ad Abu Ghraib, le torture fecero il giro del mondo perché una giovane torturatrice le filmò e si filmò per vantarsene coi suoi a casa. Nel filmato, viene manganellato anche un anziano detenuto sulla sedia a rotelle: la giustizia è uguale per tutti. 

 

Anch’io tendo ad augurarmi che non si protragga la carcerazione preventiva degli agenti impiegati per la mattanza. Manca il pericolo di fuga – dove potrebbero fuggire? E a vivere di che? – o quello di inquinare le prove – le avranno già inquinate meglio che potevano, dopo quindici mesi. Ma non si dica che non sussiste nemmeno il rischio della reiterazione del reato. Picchiare i detenuti è una di quelle cose che, una volta fatte, diventano un’abitudine, pressoché una dipendenza. Una droga pesante. Occorre una terapia forte, per uscirne. E non avere più grossisti delle doverose azioni di ripristino della legalità.

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