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Piccola posta

L'avvelenata eredità dell'Amministrazione Trump

Adriano Sofri

Tante promesse ai coraggiosi afghani prima del tradimento vigliacco

Domenica, a Kabul, due donne, Zakia Herawi, 47 anni, e Qadria Yasini (non è stato facile trovarne i nomi), magistrate addette all’ufficio studi della Corte Suprema, sono state assassinate in un agguato di attentatori in motocicletta all’auto d’ufficio che le trasportava. Il mio vecchio amico Carlo Romeo, nella rassegna per Radio Radicale, ha giustamente elogiato l’Osservatore Romano che ha dato la prima pagina, fotografia e notizia, all’attentato. Sulla scala di valori vigente, i morti ammazzati afghani occupano un posto molto basso, che si tratti di decine di innocenti falcidiati da esplosioni nel mucchio o di personalità eminenti nella vita pubblica e nelle professioni, scelte per attentati cosiddetti mirati. Questa volta la mira era specialmente ambiziosa: magistrate in forza al più alto tribunale del paese, donne, e colpite insieme in un agguato solo: economia! Pochi giorni prima due giudici della Corte d’appello di Jalalabad erano stati trucidati in un analogo attentato.

 

 

In Afghanistan era appena avvenuta la riduzione della presenza militare americana al numero più basso dal settembre 2001, 2.500, servita come condizione ai negoziati di Doha coi talebani. Il ritiro completo deciso dall’Amministrazione Trump, e lasciato in eredità a quella di Biden, è fissato per maggio (così il ritiro del contingente italiano). L’altra condizione era che cessassero gli attentati contro le forze internazionali. In compenso, le stragi all’ingrosso di sciiti e di gente comune, attribuite per lo più alla fazione afghana dell’Isis, e gli omicidi mirati in cui sono specializzati i talebani, non hanno smesso di infittirsi, nonostante (o proprio perché) siano in corso in Qatar, dal 5 gennaio, anche le trattative dirette fra il governo afghano e i capi talebani. Gli attacchi compiuti dai talebani nell’anno appena trascorso sono stati, secondo i servizi governativi di Kabul, 18 mila. Secondo il Comitato afghano indipendente per i diritti umani, gli assassinati sono stati più di 500 in soli sei mesi del 2020.

 

Più volte, e soprattutto al tempo dell’invasione russa, e poi dopo l’11 settembre, americani e loro alleati, compresa l’Italia, sono intervenuti in Afghanistan promettendo ai suoi cittadini, e in particolare alle donne, alle bambine e ai bambini, di proteggere il loro diritto a muoversi, ricevere un’istruzione, cantare, respirare – vivere. Zakia Herawi, la magistrata assassinata, era andata in esilio in Pakistan durante il regime dei talebani ed era rientrata nel 2002, a ridosso dell’invasione della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Si può dissentire da simili interventi, ma una volta che siano avvenuti, e che abbiano solennemente pronunciato le loro promesse, la sorte cui abbandonano le persone più deboli e più coraggiose, e quelle che più hanno confidato nelle promesse, suona come un tradimento vigliacco. Chissà che cosa vorrà fare la nuova Amministrazione americana, qui e nel resto del mondo. E’ un fatto che la coda avvelenata della vecchia ha fatto coincidere il ritiro delle truppe dall’Afghanistan e il record negli attentati con l’assalto dei talebani trumpisti al Campidoglio. E’ questa la scena del mondo, nel gennaio del 2021.

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