L'attacco di domenica a Kirkuk. Foto LaPresse/XinHua

Cronaca "militare" curdo-irachena

Adriano Sofri

Con le autobombe di domenica tornano gli attentati a Kirkuk dopo tre anni di tregua, da quando la sicurezza della città era passata in mano ai peshmerga curdi 

Cronaca “militare” curdo-irachena. Kirkuk, domenica: due attentati esplosivi, uno suicida e l’altro con un’autobomba, hanno colpito un ufficio del governo e una sede che era del Pdk curdo ed è ora occupata dai miliziani Ashd al Shaabi. Questi ultimi dichiarano di aver avuto 5 morti e 10 feriti: il numero potrebbe essere stato molto più alto. Una terza autobomba è stata fatta esplodere senza danni dai miliziani. Gli attentati sarebbero stati rivendicati da al Qaida. Del resto gli attentati suicidi non appartengono alla pratica curda. Evidentemente i gruppi islamisti arabo-sunniti, fra loro concorrenti, vogliono inserirsi nella nuova situazione di Kirkuk, tenuta da preponderanti forze sciite. Kirkuk era stata devastata anni addietro da attentati pressoché quotidiani, che si erano interrotti negli ultimi tre anni, da quando la sicurezza della città era passata in mano ai peshmerga curdi. Un altro attacco, di “sconosciuti”, in questo caso senz’altro curdi, aveva un giorno prima provocato la morte di 7 o 8 miliziani Ashd nella cittadina di Kara Incir, fra Kirkuk e Chamchamal, sull’autostrada per Suleymanyah. Preparativi militari ingenti di truppe irachene vengono denunciati dal governo curdo anche a nord, dove la questione del controllo dei valichi, a Fishkhabur, al confine siriano-turco-curdo, e a Ibrahim el halil, al confine turco-curdo, è ancora infiammata. Delle grandi manovre politico-diplomatiche nella regione, mai così fitte e intricate, parleremo domani.

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