Il Paradiso a Sarajevo

Adriano Sofri

Quattrocento studenti nella piazza di Skenderija realizzano “Terzo Paradiso”, opera di Michelangelo Pistoletto

Ho pronunciato e ascoltato tante volte le parole “Nell’inferno di Sarajevo” che registro di tutto cuore l’avvento a Sarajevo di un “Terzo Paradiso”. È un’opera di Michelangelo Pistoletto e a realizzarla sono stati, il 2 giugno, 400 studenti, nella piazza di Skenderija. Sono venuti da Mostar, Tuzla, Stolac, Srebrenica e, in 60, da Banja Luka. Questo è successo più o meno nei giorni in cui il governo serbo-bosniaco di Banja Luka rendeva ufficiale il proprio rifiuto di libri di testo condivisi in cui si menzionasse il genocidio di Srebrenica. Cresciuta attorno agli studenti di italiano, compresi quelli del “Primo Ginnasio” di Sarajevo, l’iniziativa ha testimoniato, riferiscono le cronache, la “buona volontà” di tutti i partecipanti. Non è facile tradurre in italiano la nozione di buona volontà: dobra volja, credo che si dica, come in altre lingue slave. Il fatto è che noi diciamo “volontariato” e ci sembra di comprenderci già la bontà della cosa, come se non ci fosse una cattiva volontà, una volontà di far male. La ex Yugoslavia ne dispiegò un campionario memorabile. Per dar fondo ai miei ricordi lessicali, caso mai nessuno l’avesse detto a Pistoletto, a Sarajevo ci sono due nomi per i pomodori e il più comune è: Paradajz. Ci furono anni, a Sarajevo, in cui il nome di un pomodoro bastava a evocare il paradiso perduto.

 

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