Un soldato curdo (foto LaPresse)

Curdi, forze iracheno-sciite e Isis: uno scacchiere complesso

Adriano Sofri
Khurmatu è una cittadina a sud di Kirkuk, considerata dai curdi come l’ultima frontiera del loro territorio. Appena oltre, una sanguinosa battaglia per il villaggetto di Bashir vede impegnata da mesi la forza cosiddetta paramilitare iracheno-sciita, Ashd al-Shaabi, che non riesce a prevalere sugli occupanti dell’Isis.

Khurmatu è una cittadina a sud di Kirkuk, considerata dai curdi come l’ultima frontiera del loro territorio. Appena oltre, una sanguinosa battaglia per il villaggetto di Bashir vede impegnata da mesi la forza cosiddetta paramilitare iracheno-sciita, Ashd al-Shaabi, che non riesce a prevalere sugli occupanti dell’Isis. I curdi, che erano arrivati alle porte di Bashir cacciando l’Isis, avevano rinunciato ad avanzare per non trovarsi addosso alle truppe sciite. Khurmatu ha una maggioranza curda, ed è abitata anche da sciiti arabi e turcmeni. Più volte attraversata da scontri, la cittadina è stata alla fine divisa da una vera barriera. Nei giorni scorsi, dopo le brucianti sconfitte ripetute patite a Bashir, Ashd al-Shaabi, che è la più numerosa e ricca armata irachena, ha mandato rinforzi di migliaia di uomini -10 mila, si dice. Sentendosi spalleggiati, gli sciiti di Khurmatu hanno trasformato un’ennesima scaramuccia in una battaglia di cecchini e poi di artiglieria da un quartiere all’altro. Sabato notte i morti sono stati 7 dalla parte curda, fra cui un comandante, almeno 8 dalla parte degli Ashd al-Shaabi, oltre a civili, forse 2. Domenica Bagdad ha parlato di un malinteso, e una tregua è stata fissata, ma gli scontri sono ripresi a colpi di mortaio ieri sera, con nuove vittime.

 

L’episodio è la conferma della molteplicità di fronti aperti nella regione, dove non ci si accontenta nemmeno di affrontare un nemico alla volta. Paradosso tragicomico, perché durante la ritirata da Khurmatu gli uomini di Ashd al-Shaabi sono stati attaccati dagli adiacenti miliziani dell’Isis, subendo perdite ancora maggiori: decine di morti, a quanto pare. Qualcosa del genere era successo dentro e alle porte di Qamishlo, la capitale del Rojava curdo-siriano, due giorni prima. E’ la guerra di domani che non ha pazienza di aspettare, e si infila dentro la guerra di oggi. Ashd al-Shaabi, che è soprattutto una vasta banda di saccheggiatori, è legata all’Iran, che non si rassegna alla perdita di Kirkuk, pur intrattenendo buoni rapporti con il partito curdo, il PUK, che controlla la metà del Kurdistan “iracheno” di Suleimanyah e Kirkuk. L’Iran sostiene l’unità dell’Iraq, che vuol dire il controllo del governo sciita di Bagdad su Kirkuk, ma sa che sta franando irreparabilmente. D’altra parte l’imminente costruzione di una pipeline dal KRG, la Regione Autonoma Curda, all’Iran, che pareggerebbe quella con la Turchia, può modificare lo scenario. Kirkuk fu salvata dai peshmerga al momento dell’attacco dell’Isis nell’estate del 2014, quando l’esercito iracheno forte di decine di migliaia di uomini si squagliò vergognosamente, e loscamente, lasciando nelle mani del sedicente Califfato un equipaggiamento americano nuovo di zecca, come a Mosul.

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