Kirkuk e Mosul

Adriano Sofri

Caro Daniele Raineri, nel tuo articolo di ieri sulla situazione di Mosul scrivi: “Un comandante curdo che preferisce non essere nominato e che ha combattuto nella battaglia di Kobane dice al Foglio: ‘Combatteremo anche per Mosul: perché Mosul è nostra’.”

    Caro Daniele Raineri, nel tuo articolo di ieri sulla situazione di Mosul scrivi: “Un comandante curdo che preferisce non essere nominato e che ha combattuto nella battaglia di Kobane dice al Foglio: ‘Combatteremo anche per Mosul: perché Mosul è nostra’.” Tutti i responsabili che ho sentito nel Kurdistan iracheno – autorità politiche, comandanti peshmerga, ufficiali di formazione accademica – e anche i cittadini comuni dicono all’unanimità che Mosul è degli arabi sunniti, così come Kirkuk è del Kurdistan. Anzi, la loro strenua rivendicazione di Kirkuk, minacciata ora oltre che dall’Is dalle milizie sciite di al Hashd al Shaabi, si fonda sul reciproco riconoscimento del diritto arabo sunnita su Mosul. Che vuol dire, in un Iraq già diviso in tre, il petrolio di Bassora agli sciiti, quello di Kirkuk ai curdi, quello di Mosul ai sunniti. Dopo di che i curdi intendono partecipare a una liberazione di Mosul dall’Is che è affare dell’esercito iracheno rimpannucciato e della coalizione internazionale. Prima ancora, i curdi confidano nei capi tribù sunniti, secondo i quali la rassegnazione all’Is è crollata, ma che temono ancora troppo di essere lasciati ancora una volta soli.

     

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    A volte gli uomini d'armi hanno una visione espansiva e meno prudente del lecito, soprattutto se sentono di essere indispensabili. Hai ragione che nel pezzo non doveva suonare come la voce dei curdi

    Daniele Raineri