ONESTA'

Stefano Di Michele

Bella l’idea degli ufologi dei cinque stelle di gridare in coro dentro l’aula di Montecitorio “onestà! onestà!”

ONESTA’ s. f. Bella l’idea degli ufologi dei cinque stelle – che nel frattempo hanno avvistato pure il nazista di Pontassieve: il più rilevante rinvenimento dopo il gruppetto di quelli dell’Illinois (1980) – di mettersi a gridare in coro dentro l’aula di Montecitorio “onestà! onestà!”. I grillini, si sa, sono anime semplici, modelli basici, “ragazzi meravigliosi”: perciò un concetto afferrano, e a quello saggiamente restano attaccati, e al successivo si spostano, come Tarzan, atttaccati alle liane del senso comune. Così, essendo da poco reduci dalla “notte dell’onestà” (2015) in piazza, la stessa se la sono portata per comodità pure al coperto, peraltro in felice allinamento ritmico con antiche gloriose tenzoni: “Onestà-tà-tà-tà! Onestà-tà-tà-tà! Rodestà-tà-tà-tà” (2013). Il pirandelliano piacere (1905), si è allora immediatamente sommato con l’assoluta, necessaria presenza in spirito di Totò e Peppino, il duo dell’omonima, simpatica banda (1956): “La casa, la moglie, sarebbe niente: è la serva che conta”. Così, con pavloviano riflesso, quando si sono trovati di fronte la vicepresidente Sereni, in raccordo col principio dell’onestà saldo in pugno, hanno preso a ritmare “serva! serva!”. Ora c’è solo da aspettarsi il logico passaggio alla Mirandolina goldoniana (1753), “vivo onestamente e godo della mia libertà” ­– e così da chiudere il cerchio prima del fine settimana, con gioioso coro: tà-tà-tà-tà-tà. E tutti giù per terra! 

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