UN BACIO

Mariarosa Mancuso

Il ragazzo va scuola con la camicia a farfalline colorate e le unghie dipinte, la maestra sostiene che arreca disturbo alla classe, la preside parla di “tolleranza”. Il genitore adottivo con ruvida barba e ruvida camicia a scacchi fa un sermoncino sull’orribile parola, poi aggiunge: “Parlerò con mio figlio stasera, così domani viene a scuola con il rossetto”. Scrivere un film – al di là del messaggio che si vuole trasmettere, qui compare lo striscione “contro il bullismo e contro l’omofobia” – impone una certa attenzione ai registri linguistici. Il genitore progressista che ha adottato l’adolescente sottraendolo alla casa famiglia o disquisisce con il ditino alzato sulla parola tolleranza oppure fa battute sul rossetto. I due registri messi insieme ne fanno un personaggio-attaccapanni. Lo stesso vale per la mamma adottiva, che si rivolge al figlio con il tono chiaro e rassicurante che al cinema hanno le infermiere per lungo-degenti, e disquisisce sul colore dello smalto: “su di te il nero non lo vedo, avrei pensato qualcosa di più vivace”. Fa da attaccapanni – per appenderci messaggi, citazioni, qualche rara battuta riuscita – tutto il film che Ivan Cotroneo (“La Kryptonite nella borsa” al cinema e “La mamma imperfetta”, serie web per il Corriere della Sera) ha tratto dal suo racconto con lo stesso titolo. Tre adolescenti, ognuno con le sue stranezze. Il gay Lorenzo sogna l’ammirazione dei compagni (che invece aprono pagine Facebook contro di lui). La fanciulla di nome Blu (“Blu come il colore? “No, Blu come erano fatti i miei genitori quando lo hanno deciso”) scrive a se stessa da grande. Lo sportivo Antonio agli occhi dei compagni è un quasi deficiente (parla nella cameretta con il fratello morto: il direttore  della fotografia ci dà dentro con l’illuminazione drammatica). Fanno amicizia, si fanno coraggio, e via con le scene musicali che imitano il film di Stephen Chbosky “Noi siamo infinito”: tocco sofisticato e internazionale che risaltare ancor di più il provincialismo della famiglia e della scuola. Ai buchi di scrittura supplisce la colonna sonora, un po’ contemporanea un po’ anni 80: Mika, Lady Gaga, Placebo, Blondie, Billy Idol. Lorenzo fa il ballerino, la tecnica di aggiramento risulta più giustificata che in altri casi, ma dalla serie “Glee” – dove nessuno parlerebbe mai come quei genitori – siamo lontanissimi.

 

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