KUNG FU PANDA 3

Mariarosa Mancuso

I cinesi si sono indispettiti, i panda e il kung fu sono patrimonio nazionale. Ma non è venuta a loro l’idea del panda campione di arti marziali (nonché campione d’incassi mondiali). Non avrebbero fatto battute sulla filosofia orientale. “500 anni nel regno dello spirito qualcosa la impari”, borbotta il cattivo Kai,  alias “supremo signore della guerra”, alias “bestia della vendetta”, alias “fabbricavedove” (nessuno però lo riconosce, sotto nessun nome: 500 anni nel regno dello spirito hanno effetti disastrosi sulla memoria collettiva). Ha una collezione di giade, ognuna corrisponde al “chi” di un guerriero defunto, ne manca giusto una a forma di panda. Già, perché Po, che nel film numero uno della saga aveva imparato a combattere, ora deve passare di grado e diventare maestro. Il minuscolo e irascibile Shifu ha infatti deciso di ritirarsi. Quando si arrabbia ancora gli trema il codino, ed è la prima cosa che abbiamo apprezzato nel primo film (la seconda era la saggia frase “la fortuna aiuta i fortunati”, che nella versione di Jorge Luis Borges suona “Felici i felici”). Po non è tagliato per l’insegnamento del kung fu, lo capiscono subito anche i Cinque Cicloni – Tigre ordina al banchetto noodles e ravioli chiedendo la salsa piccante a parte, come Meg Ryan in “Harry, ti presento Sally…”, solo una tra le cento citazioni cinematografiche. Epperò l’universo ha mandato un messaggio. E un padre naturale. Sappiamo che Po è stato cresciuto dal papero. Mr Ping, senza chiedersi per anni come mai non somigliava in nulla a papà. Avevamo dato per scontato che fosse l’unico panda rimasto al mondo. Colpo di scena: c’è un villaggio segretissimo tra le nevi dove gli orsetti bicolori vivono in armonia, e c’è pure una panda ballerina, cicciotta e abilissima con il nastro. Padre e figlio fanno danni provandosi le divise dei grandi guerrieri, scadono i 500 anni d’esilio di Kai, il genitore adottivo (tutto commercio e succursali,una vita passata e vendere noodles) e il genitore naturale (pigro e mangione, il panda come la mela non cade lontano dall’albero) si disputano i favori del rampollo. La moltiplicazione dei genitori maschi ha scatenato la solita polemica – non sarà un film che mette strane idee nella testa dei bambini? Tranquilli: le generazioni cresciute con Paperino e Topolino – dove le uniche parentele erano zio e nipote – non hanno subito traumi.

 

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