THE HATEFUL EIGHT

Mariarosa Mancuso

Tecnicamente, l’ultimo film girato dal regista che si fece notare con “Le iene” ha molto in comune con “Locke” di Steven Knight. “Tecnica” è considerata una brutta parola parlando di cinema – “l’arte, l’arte!” strillano le Fulvie nel loro salotto del sabato sera, seguite a ruota dai cinefili nerd, che in quanto a svolazzi poetico-deliranti non sono secondi a nessuno. In aggiunta, l’intreccio tra le otto canaglie nella locanda western – una decina d’anni dopo la guerra di secessione – non sembra paragonabile all’one man show del capocantiere che governa una gigantesca colata di cemento mentre la vita familiare va a pezzi. Avvicina i due film un mondo costruito solo con le parole, partendo da zero. All’inizio non sappiamo niente di nessuno. Nel Wyoming innevato arriva una diligenza con due passeggeri a bordo, grado zero di qualsiasi western. In un’autostrada un uomo guida verso Londra e parla al telefono. Senza bisogno di spiegazioni, didascalie, voci fuori campo. Le informazioni per godere la storia sono fatte scivolare nei dialoghi, abilmente e senza pesantezze. Non capita come nei romanzi di Emilio Salgari, che con una sorta di fermo immagine dava tempo ai personaggi di illustrare la regione, gli abitanti, la flora e la fauna esotiche. Naturalmente Locke parla come un capocantiere, e gli “odiosi otto” di Tarantino parlano ognuno come si conviene al personaggio: il boia che sdegna la vendetta privata, il generale che piange il figlio disperso senza tomba, lo sceriffo che prenderà servizio a Red Rock, non uno ma due cacciatori di taglie, il rude Kurt Russell e l’elegantissimo Samuel L. Jackson. Jennifer Jason Leigh è “la ragazza che prende gli schiaffi”, astenersi per favore femministe in cerca di polemiche, meglio approfittare del tempo libero per rivedere “Kill Bill” o “Grindhouse”, certo non possiamo accusare il regista di non aver creato ragazze tostissime. Non stupisce che Tarantino, vista la sua sceneggiatura piratata su internet, non volesse più girare il film. Non stupisce neanche che il lutto sia rientrato grazie a una pubblica lettura del copione. A Bologna, Roma e Melzo “The Hateful Eight” viene proiettato nello splendore dei 70mm Ultra Panavision. Negli altri cinema qualcosa va perduto. Restano l’ironia, le citazioni multistrato, il magnifico lavoro degli attori, i dialoghi che nascondono e svelano, una trama di gran soddisfazione.

 

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