AMORE CUCINA E CURRY

Mariarosa Mancuso

Quattordici anni dopo “Chocolat”, lo svedese torna sul luogo del delitto.

Quattordici anni dopo “Chocolat”, lo svedese torna sul luogo del delitto. Nella Francia di fine anni 50, mutuata da un romanzo dell’inglese Joanne Harris, la cioccolataia Juliette Binoche stuzzicava i sensi assopiti dei paesani, non andava in chiesa e faceva comunella con lo zingaro Johnny Depp (basta meno per scatenare una guerra). Nella Francia di oggi, mutuata da un romanzo dell’americano Richard C. Morais – esce da Neri Pozza con il titolo del film, ma se avete letto un romanzo che ha in copertina “Mrs Mallory e il piccolo chef indiano” sappiate che è lo stesso – un cuoco di Bombay apre il suo locale di fronte a un ristorante stellato. La proprietaria Helen Mirren si lamenta per gli odori forti e per la musica: cosa diranno i suoi clienti che macinano chilometri per una sauce hollandaise fatta come Escoffier comanda? Il gastronomo si rivolta nella tomba, a vedere la salsa per gli asparagi preparata nel film con l’olio e non con il burro fuso. Perfino Julia Child – non sapeva come passare i pomeriggi parigini, al seguito del marito che lavorava per il governo, scrisse bestseller svelando i segreti dei piatti francesi alle casalinghe americane e inventò i programmi di cucina in tv – rispettava la ricetta originale. Lasse Hallström no, preferisce esibirsi nel solito montaggio di zucchine affettate e uova sbattute, cipolle che soffriggono e olio bollente che fa gonfiare la pastella dei fritti. In materia, preferiamo la sigla della serie tv “Dexter”, il serial killer che ammazza i serial killer (il giovanotto ha istinti omicidi, lo sa, li mette al servizio del bene). Guardatela, se non siete già fan, e avrete la versione hard dello sfrigolìo e del tagliuzzamento: in cucina siamo tutti serial killer. La Maison Mumbai si trasferisce a Lumière, profondo e immaginario sud della Francia, perché a Bombay – Mumbai dal 1995, ribattezzata dagli indù che volevano cancellare l’origine portoghese del nome – non è più aria. Scintilla per uno scontro tra culture che si svolge a tavola, e si sa che nei film di Lasse Hallström tutto finisce a tandoori e samosa (sul tema, era più divertente “Tandoori Love” di Oliver Paulus, peperoncino indiano nell’Oberland bernese). Om Puri e Helen Mirren fanno quel che possono, con gli ingredienti a disposizione. I personaggi di contorno sono insipidi. I produttori Oprah Winfrey e Steven Spielberg incassano.

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