APES REVOLUTION – IL PIANETA DELLE SCIMMIE

Mariarosa Mancuso

Il primo luogo letterario dove gli animali sono più intelligenti degli umani, ridotti in schiavitù per i loro obbrobriosi comportamenti, non è il “Pianeta delle Scimmie” bensì il paese degli Houyhnhnm. Gulliver finisce sull’isola dei cavalli al suo secondo imbarco, abbandonato da una ciurma di pirati (non pago delle prime avventure tra lillipuziani e giganti, era tornato in mare lasciando a Londra la moglie incinta). Scopre che i suoi simili vengono chiamati “yahoo” – son cavalli, hanno una lingua articolata attorno al nitrito; vivono legati nei cortili, dormono nelle stalle, sono sporchi e malvagi. I nobili cavalli invece non sanno neppure cosa sia la menzogna. Al “Pianeta delle Scimmie” arriviamo grazie a un romanzo del francese Pierre Boulle, uscito nel 1963 (gli dobbiamo anche “Il ponte sul fiume Kwai”) e adattato per il cinema da Franklin Schaffner nel 1968. Sua l’idea della Statua della Libertà sepolta nella sabbia, e della bottiglietta di Coca-Cola esposta al museo, senza che nessuno sappia a cosa servisse lo strano manufatto. “Apes Revolution” racconta gli antefatti: come è potuto accadere? Riprende la storia dove l’aveva lasciata il film girato da Rupert Wyatt nel 2011. Sulle scimmie viene testato un farmaco per l’Alzheimer, i risultati sono portentosi, l’entusiasmo fa trascurare gli effetti collaterali. La battaglia tra umani e primati avviene sul Golden Gate di San Francisco, capiamo che per noi si mette male quando il condottiero Cesare arriva a cavallo. Dieci inverni dopo, le scimmie hanno costruito un villaggetto nella foresta delle sequoie, gli scimmiottini vanno a scuola e hanno famiglie che non conoscono il divorzio. Dall’altra parte del ponte invaso dall’erba, gli umani cercano di capire se altri sono sopravvissuti al virus. “Apes Revolution” ha effetti speciali così meravigliosi che neanche ce ne accorgiamo, il 3D è usato benissimo. Andy Serkis-Cesare e il suo rivale guerrafondaio Koba sono più espressivi degli attori italiani diplomati al Centro Sperimentale di Cinematografia. La trama cita “La fattoria degli animali” di George Orwell (“Scimmia non uccide scimmia”, scritto sulla lavagna). I primati sono così intelligenti che ingannano gli odiosi bipedi imitando gli scimpanzé giocherelloni. I ricordi dei tempi belli sono ben custoditi dalle diavolerie elettroniche: videocamerina per Cesare, iPad per Gary Oldman.

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