IRON MAN 3

Mariarosa Mancuso

    Il terrorista postmoderno – nel romanzo “Leviatano” di Paul Auster, uscito nel 1992 – progetta di far saltare in aria tutte le copie della Statua della Libertà sparse negli Stati Uniti. Il terrorista pop – in questo “Iron Man”, terzo con il supereroe che prima di passare al bene progettava e costruiva armi per tutti i guerreggianti – si fa chiamare il Mandarino e bombarda il Chinese Theather di Hollywood: punizione per gli americani che hanno imitato le architetture a pagoda della Città Proibita (non è solo fantasia supereroica, i cinesi si arrabbiarono molto quando la DreamWorks girò “Kung Fu Panda”, saccheggiando un altro patrimonio nazionale). Barba con baffi spioventi, codino, giacca in seta arabescata, anelli alla mani e e incongrue scarpe da tennis – fuori campo nei video minacciosi alla Bin Laden – ora minaccia il presidente degli Stati Uniti. Iron Man alias Tony Stark vorrebbe vivere tranquillo con Pepper Potts nella casa sulla scogliera (ma cosa gli fa pensare che una fanciulla desideri in dono per Natale un coniglio di pezza gigante? ha presente certi scrignetti a scatto che negli anni d'oro di Hollywood venvano messi sotto il tovagliolo delle signore?). Purtroppo l'avventura contro gli alieni in “The Avengers” di Joss Whedon – il miglior film di supereroi finché il regista non girerà il sequel, previsto per il 2015 - ha lasciato strascichi: notti insonni, attacchi di panico, l'ossessione di costruire armature. Il nuovo modello è autovestente, con qualche difetto: i pezzi arrivano uno a uno, la mira è buona ma la velocità eccessiva. Alle armature toccano le gag migliori: in una verrà inscatolato il presidente (come se Clark Kent  non trovasse mai una cabina telefonica per cambiarsi, rischio non remoto in tempi di iPhone, o cedesse metà del suo mantello a un povero). Robert Downey jr ha la solita grazia sorniona, potrebbe fare qualunque cosa, e i duetti con Don Cheadle sono uno spasso (come il bambino maltrattato: “se vuoi un sostituto paterno vai a molestare qualcun altro”). Gwyneth Paltrow secca come un chiodo fa pubblicità alla sua dieta senza glutine (dopo che l'umanità sul glutine ha campato, secoli dopo secoli: forse così male i cereali non fanno). Noi abbiamo qualche riserva sui cattivi, tipacci che quando vengono feriti si rigenerano. E sulla cornice, che da un peccatuccio di gioventù conduce a una seduta psicoanalitica.