7 PSICOPATICI

Mariarosa Mancuso

    Come finisce il tuo film?” chiedono allo sceneggiatore Colin Farrell. “Veramente non so neppure come inizia”. Non è modestia, neppure un tentativo di imbrogliare le carte proteggendo il copione dai plagi. E' la pura verità: della sceneggiatura esiste solo il titolo – “7 psicopatici” – tanto allettante da incuriosire i produttori. Finora si compone di una sola riga: “Angolo di una strada. Giorno”. Più una vaga idea sugli stereotipi da combattere, quindi uno degli psicopatici dovrebbe essere buddista. Già nelle “Belve” di Oliver Stone c'era uno spacciatore di droga buddista, i nirvanici fanno carriera, qui per pari opportunità trova posto anche un quacchero vendicatore, nello stile bibbia e pallottole che non spiaceva a Flannery O'Connor o al Davis Grubb di “La morte corre sul fiume” (viene dal romanzo il film girato da Charles Laughton nel 1955). L'amico e rapitore di cani Sam Rockwell – il cast è spettacolare, una sorpresa in ogni scena – pensa che lo scrittore dovrebbe ispirarsi alla vita vera, quindi consiglia un annuncio per reperire gente fuori di testa, meglio se implicata in attività criminali. Suonano alla porta e si presenta il primo volontario: Tom Waits, killer che ammazza gli altri killer (come Dexter nella sua serie, con una faccia meno rassicurante). Altri due tipi strani li abbiamo incontrati nella scena iniziale, professionisti del crimine impegnati in un dialogo tarantinesco finché alle loro spalle spunta un uomo mascherato e malintenzionato. Come mai due criminali incalliti chiacchierano di lavoro per strada e in pieno sole, invece che in un locale notturno con lap dance? (Il precedente è in “Intrigo internazionale” di Hitchcock, il primo a spostare una scena tipicamente notturna e cittadina in un campo e a mezzogiorno). Siamo in un film scritto e diretto da Martin McDonagh, il drammaturgo irlandese dietro “In Bruges – La coscienza dell'assassino”, uno dei film più divertenti degli ultimi anni. Lì c'erano il killer Colin Farrell e Martin Mleeson in trasferta belga per un regolamento di conti, Ralph Fiennes e un nano. Qui il gioco del film che dentro il film non si riesce a completare, c'è solo qualche scena, sfugge un po' di mano. Ma nella prima parte si ride abbastanza per perdonare. Nella seconda non siamo riusciti a staccare gli occhi da Woody Harrelson e da Christopher Walken: anche gli psicopatici hanno un cuore.