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il personaggio

Mahmood è l'artista che non teme tabù più importante dell'attuale scena italiana

Stefano Pistolini

L'ultimo album del cantautore milanese è il prodotto della sua maturità e lascia presagire un entusiasmante futuro. La sua è una canzone d'autore contemporanea che racconta storie intime con un linguaggio nuovo e unico

Con “Nei letti degli altri”, terzo album della sua discografia, Mahmood si conferma l’artista più importante dell’attuale scena italiana, all’indomani di un Festival di Sanremo alla cui competizione ha partecipato, si direbbe, quasi controvoglia, perché non era ipotizzabile un’altra sua vittoria dopo quella all’esordio con “Soldi” e il successivo travolgente bis del 2022, in coppia con Blanco, duettando su “Brividi”. Così ha scelto di presentare “Tuta Gold”, un pezzo molto personale e dalla forte intenzione autobiografica, che è piaciuto ma senza sbaragliare la concorrenza, anche se poi, di slancio, ha conquistato le vette di tutte le classifiche. Il fatto è che il senso di quella canzone va compreso e valutato appieno solo adesso, allorché torna a occupare il suo posto nella scaletta di un lavoro complesso e dall’intenso sapore concept.

 

 

“Nei Letti degli altri” è il prodotto della maturità di Mahmood, quello in cui mostra di padroneggiare con straordinaria maestria tutti gli ingredienti necessari a realizzare un progetto importante. La descrizione dell’opera può partire da un angolo qualsiasi, ad esempio dai testi delle dieci tracce (che nel tempo vedranno ulteriori addizioni, ad aggiornare l’album un poco alla volta, work in progress che scardina la vecchia fissità del “long playing”). Ma restando alle parole, le liriche di Mahmood possiedono un’alterità, una naturalezza e una magia generata dalla loro evidente, diretta connessione con la vita vera dell’artista, come si trattasse di pagine del suo diario intimo. Nei versi Mahmood descrive il succedersi di sentimenti ed emozioni che colorano le giornate del suo animo ipersensibile e volubile, spesso rivolgendosi a un amante, sovente cogliendo degli attimi frizzati, in certi momenti avvolgendo in un sudario poetico delle sensazioni paganamente mistiche assaporate sotto le accecanti luci di una discoteca, tra le lenzuola di un amplesso, sui divanetti di un club, o tra le pareti del vecchio appartamento di periferia, quand’era ancora un ragazzo. L’album diventa così un mosaico sonoro di sbalorditiva coerenza, pur transitando per ritmi e flussi diversi – il baile funk d’apertura realizzato con la dj brasiliana Slim Soledad, reggaeton, trap, ballate liquide, perfino del gospel come nel turgido finale di “Stella Cadente” e tante interessanti declinazioni di quella che possiamo definire “canzone d’autore contemporanea”, a cominciare dalle straordinarie “Tutti contro Tutti” e “Paradiso” (che include la partecipazione di Chiello e Tedua), brani talmente intensi e veridici da costringerci a una riflessione necessaria: quanta strada ha fatto la canzone italiana, intesa come opera autonoma di tre minuti in cui si sintetizzano poesia, melodia, messaggio e vocalità, dal tempo dei nostri grandi classici fino alla scrittura di un brano di questa qualità, ricchezza, intensità? Sono ascolti che mettono definitivamente a riposo qualsiasi polemica sull’avarizia della nostra musica del presente ed eccitano il desiderio di ascoltare sempre cose nuove. E tutto ciò fomentato proprio dall’ispirazione e dalla sapienza che oggi sostengono Alessandro Mahmoud, giunto alla maturità dei suoi 32 anni e ben attento a circondarsi dall’aristocrazia produttiva e compositiva dell’ultima onda, inclusi l’inseparabile Francesco Fugazza, e poi Madfingerz, Dardust, Drast, Golden Years, Michelangelo e tanti altri. Gente che sa fare bene questo mestiere, ma che Mahmood riesce a contenere e ottimizzare all’interno della propria visione, che resta sempre forte, decisa e coerente, includendo contaminazioni e melodramma, ma anche un’interpretazione inedita del divismo (il Mahmood fashion star), dell’autore (c’è spesso lui dietro i successi di Elodie), del narratore che non teme i tabù e stende ardenti trame di amore-sesso-desiderio e pentimenti. E che infine mette in mostra uno straordinario talento di manipolatore di quella strana lingua che canta nelle sue canzoni, nella quale si mescolano il tradizionale italiano, gli slang del contemporaneo, i neologismi, gli anglicismi, le abbreviazioni, le allusioni… C’è un tasso di entusiasmante futuro in tutto ciò. Che nel contempo riesce anche a essere così romantico. 

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