Il nuovo direttore dell'Accademia Santa Cecilia Daniel Harding (Lapresse)

Il catalogo

I ponti con l'Europa, i giovani talenti e Salisburgo. Le novità dell'Accademia Santa Cecilia

Mario Leone

Antonio Pappano termina il suo lungo mandato sostituito da Daniel Harding come direttore d’orchestra dal 2024. Una sede vacante non fa mai bene ma potrebbe stimolare e favorire nuovi incontri musicali e rinnovare gli obiettivi di tutti

È una stagione musicale diversa dalle altre quella presentata ieri dall’Accademia nazionale di Santa Cecilia. Antonio Pappano termina il suo lungo mandato a Roma sostituito da Daniel Harding che dirigerà l’orchestra ceciliana dal 2024. Proprio su queste colonne ci siamo interrogati su questo anno “di sospensione” cercando di vagliare i pro e i contro. Una sede vacante non fa mai bene ma potrebbe stimolare e favorire nuovi incontri musicali e rinnovare gli obiettivi di tutti. Si vedrà. Intanto si possono segnalare nel calendario della stagione l’irruzione di molti giovani talenti (soprattutto del violino) e numerosi debutti di grande spessore. Il presidente Michele dall’Ongaro fa il cerimoniere accompagnato in video collegamento da Iván Fischer, a cui è affidato il compito di dirigere il primo concerto stagionale (il 12 ottobre) interpretando la “Trilogia romana” di Ottorino Respighi e alcune opere di Liszt composte a Roma. Musica accompagnata dalla videoarte di Yuri Ancarani: “La sfida – ha detto l’artista e regista – è creare delle immagini all’altezza di un grande maestro come Respighi, su una città di cui cinematograficamente sembrerebbe sia stato detto tutto”. L’evento, per la prima volta per Santa Cecilia, è in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma. Pochi giorni dopo ancora Fischer guiderà la Budapest Festival Orchestra in uno spettacolo con le coreografie della Eva Duda Dance Company su musiche di Liszt e Bartók. Perché l’inaugurazione quest’anno è qualcosa di più: una tappa del Bridging Europe Festival con cui Fischer da alcuni anni unisce con un ponte musicale Budapest ad altre capitali europee.

 

Altri ponti il cartellone li costruisce con il ritorno a Roma di orchestre ospiti, che tanto sono mancate nella scorsa stagione. Oltre alla compagine ungherese c’è la tanto discussa (ma seguitissima) orchestra Utopia guidata da Teodor Currentzis che ne è anche il fondatore. Centododici elementi, per lo più solisti e prime parti, provenienti da ventotto nazioni e sovvenzionati da mecenati europei (da non perdere la Quinta di Ciajkovskij in locandina). E poi la Hong Kong Philharmonic con Jaap van Zweden sul podio. I grandi direttori rispondono presente all’appello: Pappano, Myung-Whun Chung; i nostri Daniele Gatti e Gianandrea Noseda, Semyon Bychkov, fino al giovane e lanciatissimo Lahav Shani che chiude la stagione con Martha Argerich al pianoforte.

 

Ma quella che si apre a Santa Cecilia è anche la stagione del Festival di Salisburgo. Coro e orchestra, Pappano e Hrůuša, sono stati invitati alla famosa manifestazione con una lunga settimana di concerti tutta dedicata all’Italia. Il respiro internazionale è l’aspetto che meno si deve perdere perché frutto di un duro lavoro svolto in questi anni. In questo senso vanno le tournée in programma:  a Milano, a Vienna, a Praga e in Germania. Il “catalogo” è lungo ma alcuni impegni che l’Accademia si è data vanno ricordati. Dall’attenzione per la musica d’oggi alla volontà di coinvolgere un nuovo pubblico, all’obiettivo di portare sul web concerti e iniziative (“è un progetto impegnativo, dato che in rete si trova tutto o quasi gratuitamente”, ci dice il presidente Dall’Ongaro: “Dobbiamo riflettere, ma ci arriveremo”). E poi c’è “Cocoricò, cocoricò bistecca!”, il ciclo di incontri che lo stesso Dall’Ongaro conduce per celebrare i cento anni dalla morte di Giacomo Puccini. E in questa festa della musica non poteva mancare la banda. Quella che si forma da settembre – Banda Cecilia – è aperta a musicisti amatori e appassionati diretti da Marco Tiso. Un modo per ribadire che la musica unisce, è di tutti ed è per tutti.