La storia del "Glenn Miller Sound"

Maurizio Stefanini

Considerato il precursore della musica rock, col suo trombone fece da colonna sonora della liberazione nazista dell'Europa. E morì in circostanze misteriose. Ne parliamo oggi, a 75 anni dalla morte

Settantacinque anni fa, il 15 dicembre del 1944 il maggiore della United States Army Air Forces Glenn Miller all’età di 40 anni scomparve nella Manica. Letteralmente: l’aereo da trasporto UC-64 Norseman su cui viaggiava partì dall’aeroporto della Raf Twinwood Farm a Clapham, nei pressi di Bedford, ma non arrivò mai a Parigi. Come disperso in guerra, Glenn Miller ebbe la Bronze Star alla memoria, e a lui nell'aprile del 1992 fu dedicata una lapide nel cimitero nazionale di Arlington. Un eroe molto sui generis, dal momento che in realtà non combatté mai. Eppure il suo impegno rappresentò uno dei più grandi sforzi che un singolo individuo potesse dare alla vittoria sul nazismo, e lui stesso è di fatto una delle massime icone della liberazione dell’Europa. Probabilmente, la maggior parte dei giovani non sa chi è. Però basta sentire le prime note di una delle sue canzoni, per riconoscere subito quella musica che a parte simboleggiare l’arrivo degli alleati ha anche dato origine al tipo di colonna sonora che oggi domina in occidente.

Trombonista e direttore d’orchestra, Glenn Miller fu un musicista che alla sua epoca in proporzione vendette più di Elvis Presley e dei Beatles: in soli quattro anni ben 16 dei suoi brani arrivarono al primo posto della classifica dei dischi più venduti, e 69 in tutto tra i primi 10. Elvis si fermò a 38 canzoni, e i Beatles a 33. Peraltro gli stessi Elvis Presley e i Beatles hanno tratto ispirazione proprio da Miller, come tutto il rock e il pop. Il primo Disco d’Oro fu inventato letteralmente per premiarlo. Per “Chattanooga Choo Choo”, che aveva venduto oltre un milione di copie in appena tre mesi. Cercando un modo per celebrarlo, la casa discografica Rca Victor ebbe la trovata pubblicitaria di dipingere d'oro una copia del disco, che gli consegnò a sorpresa durante una trasmissione radiofonica in diretta, il 10 febbraio 1942. È peraltro “Chattanooga Choo Choo” proprio la canzone che viene considerata anticipatrice del rock.

All’epoca, Glenn Miller guadagnava tra i 15.000 e i 20.000 dollari a settimana. Ma decise di rinunciare a tutto per arruolarsi volontario. La Marina lo respinse: a 38 anni, non aveva più i requisiti fisici. Lui allora scrisse a un generale, offrendosi di creare una “banda dell’esercito modernizzata”. “American Patrol” è appunto un esempio della modernizzazione “swing” applicata da Glenn Miller a una marcia militare del 1885.

Lo swing era uno sviluppo del jazz nato alla fine degli anni Venti, e affermatosi definitivamente dal 1935. Rispetto ai tradizionali stili New Orleans e Dixieland le orchestre vennero allargate fino ad arrivare anche a 20-25 elementi. Al banjo venne però sostituita la chitarra, che assieme a pianoforte, contrabbasso e batteria sviluppava una forte sezione ritmica. Da qui un tipo di esecuzione delle note “saltellante”. O “dondolante”: in inglese appunto “swing”. Inoltre nelle improvvisazioni dei solisti il sax divenne più importante del clarinetto. In particolare Glenn Miller divenne il re dello swing nel 1939 con “Moonlight Serenade”.

Il “Glenn Miller Sound” affidava al clarinetto l'esposizione della melodia un'ottava sopra il sax tenore, mentre gli altri fiati eseguivano l'armonia. Ma negli arrangiamenti di Glenn Miller è ovviamente importante anche il trombone, che era il suo strumento. Nato nell'Iowa, poi trasferitosi con la famiglia in Nebraska e nel Missouri, e lì che a 11 anni si era messo a fare il mungitore di mucche nelle fattorie per guadagnarsi i soldi per comprarsi un trombone. Già suonava il mandolino e la cornetta, ma dai 12 anni divenne un trombonista, all’inizio in una banda paesana. A 14 anni si era trasferito in Colorado, dove aveva frequentato la High School, e si era segnalato anche come promessa del football. Ma dopo il diploma aveva deciso di fare il musicista di professione, abbandonando l’Università. Vedendo però che nelle bande dove suonava tendevano a limitare i suoi virtuosismi, a 24 anni aveva deciso di fare anche il direttore e il compositore, anche se la sua prima band sarebbe riuscito a formarla solo a 33 anni. Uno dei primi successi fu “Tuxedo Junction”, che vendette 115.000 copie in una settimana.

Nello stile Dixieland le orchestre erano composte da un trombone, una cornetta, un clarinetto, una tuba o contrabbasso, un banjo o piano e percussioni. Il trombone suonava una melodia simile a quella di tuba o contrabbasso, o rispondeva alla melodia della cornetta. Nelle band di swing i tromboni divennero tre o quattro, e iniziarono a imitare lo stile della tromba.

L’idea della “banda militare modernizzata” piacque, lo arruolarono, e gli diedero il grado di capitano: prima dell’Army Specialist Corps, poi appunto dell’Army Air Forces. Con entusiasmo si mise a suonare e dirigere per intrattenere i soldati: ben 800 concerti nella sola Inghilterra e nel corso dell’estate del 1944. Nell’agosto del 1944 fu infatti promosso maggiore. In Francia nel suo ultimo viaggio andava a fare un concerto di Natale per i soldati di stanza a Parigi, e infatti della sua scomparsa fu riferito il 24 dicembre, proprio spiegando che non avrebbe potuto dirigere. Ballato dai soldati, il suo swing divenne per gli europei la colonna sonora della fine della guerra e dell’oppressione. In particolare la celeberrima “In the mood”.

Talmente la scomparsa di Glenn Miller è misteriosa che perfino il detective dell’impossibile Martin Mystére vi ha dedicato un fumetto: “Il cielo dei sargassi”, in cui mette Glenn Miller assieme ad altri famosi personaggi scomparsi in volo, come Amelia Earhart, Carlos Gardel o Antoine Saint-Exupéry. Una ipotesi fantastorica è poi che Glenn Miller sarebbe in realtà arrivato a Parigi, ma lì sarebbe stato sequestrato da agenti tedeschi. In realtà, varie testimonianze fanno ritenere che sia stato vittima di fuoco amico. L'equipaggio di un bombardiere che rientrava in Inghilterra il giorno in cui Miller si stava recando a Parigi riferì che mentre scaricava le bombe inutilizzate in una zona specifica della Manica vide un Norseman volare al di sotto, per una presumibile deviazione dalla rotta stabilita. Nel 1953 la sua vita fu raccontata in nel film, “La storia di Glenn Miller”, con James Stewart nel suo ruolo e con apparizioni di Louis Armstrong e Gene Krupa nella parte di loro stessi.

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