Il religioso Huckabee scomunicato dalla chiesa Transgender di Caitlyn per aver detto l'ovvio

    New York. Andrew Kaczynski è un giovane giornalista di BuzzFeed pagato per dragare la fogna della rete alla ricerca di video politici mangiaclic. Solitamente sono vecchi spezzoni riproposti con tempismo perché contraddicono posizioni espresse dalla stessa persona successivamente, o perché le dichiarazioni contenute stridono con un evento corrente in particolare o con lo zeitgeist in generale. L’ultima vittima, per dir così, è Mike Huckabee, candidato repubblicano alla presidenza e campione della destra religiosa, uno che comunemente viene qualificato come pazzo da chi non la pensa come lui (provata a cercare su Google “Huckabee crazy”). A una convention religiosa di Nashville di qualche mese fa, fin qui passata inosservata, ha fatto una battuta a partire dal fenomeno crescente delle uomini che pretendono di usare i bagni delle donne perché è così che si sentono, e viceversa : “Avrei voluto anche anche io sentirmi donna al liceo, così avrei potuto fare la doccia con le ragazze nell’ora di educazione fisica”. Dopo mesi di silenzio, mezzo mondo si è improvvisamente scagliato contro il transfobo Huckabee e il motivo ha un nome soltanto, anzi due: Caitlyn e Bruce. La copertina di Vanity Fair con la novella donna e già uomo olimpionico Caitlyn Jenner ha tracciato ufficialmente una nuova linea di demarcazione di ciò che è permesso nel dibattito pubblico e ciò che va rigettato come espressione d’odio. Altri critici se la sono presa perché a un certo punto del discorso Huckabee dice: “Non sono contro nessuno. Vorrei soltanto che qualcuno portasse il cervello al lavoro e non lo lasciasse nel letto quando escono per governare”. Ovviamente non si riferiva ai transgender, ma a chi fa leggi contestabili, talvolta oltre i limiti dell’assurdo, per la gestione della questione gender quando si tratta di bagni pubblici e quant’altro. In ogni caso, a rigor di logica uno che non porta il cervello al lavoro è comunque più sano di un pazzo. Il punto è che una volta glorificata come pin-up transessuale 65enne da Annie Liebovitz per la rivista più patinata e glamour dell’universo (qualcuno ha anche osato dire che si tratta di mercificazione del corpo: presto saranno punti per l’affronto), Caitlyn Jenner e la sua scelta di vita sono diventate il new normal, come dice lei stessa nel promo del suo prossimo, immancabile reality show. Da quella soglia non si torna indietro, hai voglia a dire che “ci ridicolizzano perché diciamo l’ovvio”, quando l’ovvio è considerato dalla maggioranza rumorosa una condannabile forma di hate speech. Nemmeno il padrino politico di Chuck Norris può avventurarsi indenne oltre l’asticella dei discorsi socialmente accettabili, e che fosse una battuta non è un’attenuante (l’hate speech non ha registro né tono) pena la scomunica dal dibattito o una severa opera di rieducazione, stile Guido Barilla. Provare ad affermare l’ovvio in questo caso equivale a stare dalla parte dell’eta della pietra, invocare il ritorno del nazismo, lodare lo Stato islamico, augurarsi che si ripresenti un’epidemia di peste nera in stile 1348. Su internet ci sarà sempre un video che prova la tesi in questione e ci sarà sempre qualcuno che lo tira fuori con il tempismo giusto.