Sottomarini Gialli

Massimo Morello

La Regia Marina Thailandese ha acquistato tre sottomarini cinesi. Un ottimo affare. Soprattutto per Pechino.

Qualche tempo fa in un popolare supermercato di Bangkok sotto alcuni prodotti di largo consumo era attaccato un cartellino che dichiarava: “Prendi 1 Paghi 1”. Incomprensibile anche per i più avvezzi alle bizzarrie thai. «I clienti sono così abituati alle offerte che abbiamo pensato di precisare che quei prodotti non erano in offerta» è stata la spiegazione di un cassiere.

Secondo molti thailandesi (e anche qualche analista occidentale), uno dei motivi principali dell’acquisto di tre sottomarini cinesi da parte della marina thai è stato proprio perché erano in offerta. Per il budget di 36 miliardi di baht (poco meno di un miliardo di euro) i cantieri tedeschi, francesi, svedesi, sudcoreani e russi ne avrebbero prodotti due. La compagnia di stato China Shipbuilding & Offshore International Co (Csoc) ha rilanciato con l’offerta “Prendi 3 Paghi 2”. Senza contare che i tre sottomarini diesel-elettrici classe Yuan tipo S26T (derivati dal 39A della foto e concepiti con un sistema modulare proprio per l’export) sono realizzati in versione esclusiva per la Thailandia (come dichiara la T della sigla) e verranno consegnati full optional: antenna fotonica (che sostituisce il tradizionale periscopio), tubi lanciamissili CM-708 della gittata di 300 chilometri, missili anti-nave, siluri, mine intelligenti e il sistema Air Independent Propulsion (Aip), che permette di restare in immersione sino a un tre settimane consecutive. Peccato, come ammettano alcuni ufficiali thai, che i sottomarini classe Yuan siano più lenti dei loro corrispettivi occidentali. Lo stesso primo ministro, il generale Prayut Chan-o-cha - riferisce il sito Nationmultimedia.com - li ha definiti “di qualità relativamente accettabile”. Ma i cinesi, in compenso, hanno anche garantito addestramento e assistenza.

Insomma, quella cinese era un’offerta che non si poteva rifiutare e così l’8 maggio è stato firmato il contratto per il primo sottomarino, previo acconto di 700 milioni di baht (18,3 milioni di euro circa) da versare entro 45 giorni. Il “battello” (come viene chiamato dai sommergibilisti) sarà consegnato entro sei anni. Gli altri due S26T dovrebbero completare la flotta thai subacquea nei prossimi undici.

Per quanto speciale, tuttavia, l’offerta, non è stata sufficiente a evitare le critiche: secondo alcuni il contratto non è legale, per altri le trattative non sono state trasparenti. Per altri ancora i sommergibili non sono utili in una nazione in gran parte circondata da bassi fondali. Per molti, soprattutto, è una spesa difficilmente giustificabile in tempi di crisi e con quella cifra si sarebbero potuti costruire una decina di ospedali o migliorare le infrastrutture del paese. A cominciare dai sistemi di deflusso delle acque che ciclicamente inondano la capitale (tanto che una vignetta mostrava un sottomarino immerso tra le strade di Bangkok). Critici anche alcuni militari ed esperti di sicurezza secondo i quali la Thailandia avrebbe fatto meglio a investire in antiterrorismo oppure costituire un fondo per la difesa in caso d’emergenza. “I giocattoli della marina sono indifendibili” era il titolo di un editoriale del “Bangkok Post” (giornale vicino ai “poteri forti” dell’economia thai), ricordando l’acquisto della “Chakri Naruebet”, la portaerei acquistata dalla Spagna nel 1997 e oggi divenuta soprattutto “un’attrazione turistica”.

Secondo Paul Chambers, esperto di politica e affari militari in Sud-est Asiatico, l’acquisto dei sottomarini potrebbe proprio essere una “ricompensa per la marina” da parte della giunta militare per il sostegno dato al colpo di stato del 2014. Al tempo stesso dimostrerebbe che l’esercito ha perdonato e dimenticato il tentato colpo di stato da parte di un gruppo di ufficiali di marina nel 1951. Fu allora, infatti, che fu smantellata la flotta di quattro sottomarini acquistati dal Giappone nel 1937.  

Altro buon motivo per l’acquisto, secondo Chambers, è il desiderio di stare al passo coi vicini: l’Indonesia, Singapore, la Malaysia e il Vietnam, infatti, dispongono di una flotta sottomarina. Motivazione addotta dallo stesso ministro della difesa Prawit Wongsuwon. «Il sottomarino è divenuto il simbolo della potenza di una nazione» afferma Swee Lean Collin Koh, ricercatore della School of International Studies di Singapore. Il che spiega anche perché, pochi giorni fa, dopo l’annuncio della Marina Thailandese, il vice ministro della difesa birmana abbia annunciato che il suo paese sta “prendendo in considerazione” l’acquisto di sottomarini.

Il “silent service”, come gli inglesi definiscono l’attività dei sottomarini, battere il mare restando occultati, tuttavia, non è solo una dimostrazione di orgoglio nazionale. In un articolo de Il Foglio di qualche anno fa le acque che circondano il Sud-Est asiatico sono rappresentate come lo scenario di una possibile “Millennium War”. E le pedine che si muovono su questa mappa in continuo evoluzione sono invisibili. «Il pericolo che ci sia un sommergibile in zona cambia completamente lo scenario. Anche solo la possibilità che ci sia» ha detto un ufficiale sommergibilista della Marina Militare Italiana. Un sottomarino «modifica il comportamento degli avversari e i piani dei loro leader» ha dichiarato Ray Griggs, vice-ammiraglio della marina australiana. In questa prospettiva anche gli S26T della Regia Marina Thailandese potrebbero rivelarsi determinanti nel controllo della navigazione nel Mar delle Andamane o, più ancora, nel controllo dello Stretto di Malacca, passaggio tra Oceano Indiano e Mar della Cina.

In quello che per ora è solo un gioco di ruolo bisogna vedere quale sarà quello della Thailandia. Secondo molti analisti come Paul Chambers l’offerta speciale dei cinesi rappresenta un’evoluzione della politica con cui Pechino cerca di estendere la sua influenza nel Sud-est asiatico. E’ una proiezione militare del soft power. Sistemi d’arma come questo, infatti, richiedono addestramento, installazioni, consulenza. Creano dipendenza. Sarà un caso, ma nel video della CGTN (China Global Television Network) i sottomarini classe Yuan sono ripresi in azione nelle contese acque del Mar della Cina Meridionale.