Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

Sopravvivere alle feste

Andrea Ballarini

Ci risiamo. Anche quest’anno si avvicinano le temibili feste. Eppure molti continuano ad affrontare la conversazione sul tema senza un adeguato supporto ideologico. Quest’anno sporloquiate con competenza seguendo i nostri consigli.

- Astenersi dal commentare acidamente l’albero di Natale eretto nella piazza principale della propria città, per quanto squallido possa essere. Postare foto su Facebook per stigmatizzare la drammatica carenza di sensibilità estetica dell’amministrazione comunale: evitare. Usurato.

 

- Non assumere alcun tipo di carboidrato nelle tre settimane precedenti il Natale, nella stolida speranza di arrivare all’Epifania senza aver preso cinque chili. Rendersi conto del fallimento della suddetta strategia già al tris di primi della cena del ventiquattro.

 

- Rievocare le fantasmagoriche decorazioni stradali di quando eravate bambini, paragonandole allo squallore di quelle attuali: depressivo. Evitare.

 

- Programmare vacanze intercontinentali dal 23 dicembre a dopo il Capodanno, onde scongiurare la melassa natalizia. I cinefili possono citare la famiglia newyorchese di “Tutti dicono I love you”, solita trascorrere le feste a Parigi.

 

- Ancorché si detesti ogni tipo di addobbo natalizio, se i bimbi vogliono l’albero e il presepe, acconsentire senza opporre resistenza, a patto di non doversene occupare in alcun modo. Se pretendono di collocare la statuetta del Bambino già l’8 dicembre, cedere alla forzatura teologica in nome della pax domestica.

 

- Disporre i parenti intorno al tavolo del cenone con la sagacia di uno stratega militare, così che lo zio ex podestà non venga a trovarsi a portata di voce del nonno partigiano.

 

- Accondiscendere subito a qualunque richiesta della femmina alfa del parentado, fosse anche: “Le lasagne per trentacinque quest’anno le porti tu, io faccio gli arrosti”, giacché ogni resistenza si rivelerebbe comunque vana, con l’unico effetto di moltiplicare lo stress.

 

- Allorché la fidanzata di un cugino, scartando il libro che ha segnato una tappa fondamentale della vostra educazione sentimentale, commentasse: “Mmm... particolare.” mostrando lo stesso interesse con cui la mucca guarda il treno, non restarci male. Valutare se citare la natura matrigna di leopardiana memoria.

 

- Se si è single di lunga data, fuggire amici e parenti determinati a impedirvi di trascorrere il giorno di Natale mangiando cibo cinese d’asporto, esaurendo l’offerta di Netflix. Apprezzare le buone intenzioni, ma giustificarsi adducendo attacchi virulenti di malattie infettive. Per fugare il dubbio si tratti di una scusa, darsi malati con conveniente anticipo.

 

- Durante la settimana di sangue (24 dicembre – 1 gennaio) evitare con cura qualunque film natalizio, giacché cedere alla commozione stereotipata è questione di un attimo: basta il minimo calo di concentrazione e si sta male come bestie. Convenirne.

 

- Il periodo delle feste è sofferenza in purezza. Ammantarsi di cinismo, dichiarando di voler trascorrere il Natale in tuta a guardare non-stop tutte le stagioni di “The walking dead”, non serve. Rassegnarsi.

 

- Non fare nessun regalo poiché si è ideologicamente contrari: consentito a patto di non restarci male allorché non se ne riceveranno. È necessaria una grande coerenza intellettuale e un’assoluta onestà con sé stessi per tenere questa linea di comportamento. Convenirne.

 

- La sera del 31 dicembre dire a ciascuno di essere già stati invitati da qualcun altro. Mai ammettere esplicitamente di essere intenzionati a non festeggiare in alcun modo, poiché ciò eccita la sensibilità degli amici che immediatamente provano l’irresistibile impulso a impedirvi di coltivare la vostra ursinità.

 

- Guardare i babbi Natale che compaiono sulle facciate delle case e complimentarsi intimamente con sé stessi per avere minacciato con una mazza da baseball il figlio preadolescente, intenzionato ad appenderne uno fuori dalla finestra del soggiorno.

 

- Non esiste nulla di così triste come lo svegliarsi la mattina di Natale e ricordarsi di non essere più un bambino. (Erma Bombeck)

 

- Allorché in agosto da un libro spuntasse fuori inopinatamente una vostra foto di cinquant’anni prima che vi ritrae sotto l’albero mentre state scartando la scatola dell’Allegro chirugo, scoppiare in lacrime come vitelli attesta una natura sensibile sotto la rude scorza. Sapere che, di solito, alle donne piace.

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