Dai dati Eurostat emerge che Savona è la provincia con l’età media degli abitanti più alta al mondo: il 28,1 per cento della popolazione ha più di 65 anni

Liguria infelix

Giulio Meotti

E’ la capitale di pensionati, badanti e single. Così muore una società che contrae la “peste bianca”. Il ground zero della crisi demografica

E’in Liguria che è stata fatta la scoperta dei più antichi resti di Homo Sapiens in Europa. Qualche anno fa, nella località di Riparo Bombrini, un team di archeologi rinvenne due denti da latte appartenenti ai più antichi  ominidi. Ma la Liguria ha oggi, sempre in tema di evoluzione umana, un altro record, meno invidiabile: è la regione più vecchia e sterile d’Europa, infettata da quella che lo storico francese Pierre Chaunu nel 1976 definì la “peste bianca” e che adesso sembra avere il volto rugoso del vecchio pescatore ligure.

 

Serve una proporzione per capire di cosa si sta parlando. L’Italia nel 2010 ha perso 25 mila abitanti a causa della crisi demografica (il 2010 è stato il primo anno in cui il rapporto nascite-morti è apparso così in tutta la sua tragicità). Ma se avesse avuto il passo della Liguria, che quell’anno è diventata la regione con la più bassa  natalità  del mondo, ne avrebbe persi 250 mila. Sarebbe stata un’apocalisse.

 

La Liguria è l’ottava regione italiana per pil pro capite. Una regione dunque molto ricca. Secondo le stime di Bankitalia, infatti, la ricchezza si attesta su una cifra attorno ai  300 mila euro pro capite, superiore di circa 100 mila euro rispetto al nord ovest italiano. Eppure, mezzo mondo oggi studia la Liguria per capire come sarà il futuro dei paesi a elevato tasso di invecchiamento demografico. E’ una regione relativamente piccola, facile da analizzare, e vi si trova una grande città (Genova, la sesta per popolazione in Italia).

 

Per questo motivo l’Unione europea ha di recente dichiarato la regione italiana “reference site”. Dai dati Eurostat emerge che Savona ad esempio è la provincia con l’età media degli abitanti più alta al mondo: il 28,1 per cento della popolazione ha più di 65 anni (solo due anni fa la percentuale era del 27 per cento). In regione l’indice di vecchiaia (il rapporto tra over 65 e under 14) è al 238 per cento, il più alto del paese, con un picco del 242 per cento a Savona. Cosa succede a una società simile? Come adattare welfare e servizi?

 

L'Unione europea considera Genova un "test", mentre il New York Times l'ha definita "una città per soli vecchi"

Quando agli esperti di demografia europea si chiede quali siano le regioni dove è più forte la depopolazione, indicano tre luoghi. Il primo è Hoyerswerda, una città a due ore da Dresda, al confine con la Polonia, che ha perso la metà della sua popolazione negli ultimi vent’anni. Hoyerswerda sembra una città senza scopo, in un angolo di Europa senza un futuro. Era la città con il più alto tasso di natalità in Germania orientale. Oggi la sua popolazione si è dimezzata. E la piramide della popolazione si è rovesciata e assomiglia a un fungo atomico. Il secondo è nella zona di Molina De Aragon, a due ore da Madrid. Il terzo è appunto la Liguria.

 

Il Berlin Institute for Population and Development ha preso la Liguria a esempio: “In tutta Europa, l’invecchiamento mostra differenze molto marcate da una regione all’altra. Per citare un esempio, la quota di over 75 anni nella regione italiana della Liguria, già il 13 per cento, la cifra più alta in tutta Europa, dovrebbe salire al 18 per cento entro il 2030. La regione tedesca di Chemnitz è duramente colpita dall’emigrazione e sta per vedere la sua quota di over 75 anni quasi raddoppiare, dal 10 al 19 per cento”.

 

Qualche anno fa il New York Times pubblicò un articolo che sembrava la sceneggiatura di un film di fantascienza: “Mentre tutta l’Europa ha sofferto di una diminuzione dei tassi di natalità, il declino non è tanto profondo e prolungato quanto in questa splendida città mediterranea, la capitale della regione ligure. Genova offre una visione del futuro dell’invecchiamento dell’Europa, mostrando le sfide che attendono una società con più vecchi che giovani. Qui non ci sono più bambini che gridano nelle strade, né molti ristoranti per famiglie. Le scuole sono chiuse per mancanza di studenti. Gli ospedali sono sovraccarichi di anziani”.

 

 

Malthus oggi abita sulle Riviere. L’International Herald Tribune parla di Genova come di “una città per soli vecchi”, dove pullulano i bar ma è un’impresa trovare un negozio di giocattoli per bambini. L’assessore alla promozione della città, Anna Castellano, liquidò così l’inchiesta: “Un conto è scegliere una procreazione responsabile e consapevole, un altro essere una città fantasma”. Lo scorso marzo, Giovanni Toti, presidente della regione Liguria e consigliere politico di Silvio Berlusconi, disse che l’Italia “è sempre più anziana. Nascono sempre meno bambini”. Toti ha oggi un punto di osservazione privilegiato, quello della propria regione morente. Intanto, i media di tutto il mondo vengono a far visita al paese ligure di Gorreto: “E’ il più vecchio del mondo”. Un’attrazione per la richiesta di posti nei cimiteri, mai sufficienti.

 

La Liguria, dove su 1.566.000 persone oltre 540 mila sono over sessanta, rappresenta la fotografia di quello che, tra qualche anno, succederà nel resto dell’Europa. Ne risente anche l’economia. Sono state appena 802 le imprese aperte da giovani under 35 nel primo trimestre 2016 in Liguria, 141 in meno rispetto allo stesso periodo del 2015 (meno quindici per cento). Niente figli, niente capitalismo. E come ha ricordato su Repubblica Carlo Castellano, presidente di Dixet, “sul totale delle 5.200 aziende iscritte negli appositi albi delle Camere di commercio, la Liguria ne registra solo 85”. La startup non abita nelle cinque terre.

 

Le scuole e gli asili nido chiuderanno, per allocare le risorse alla vera emergenza della regione: l'invecchiamento di massa

In Liguria gli anziani sono oltre 433 mila, un terzo della popolazione. Ma la regione ha anche altri record. Detiene il maggior numero di aborti in Italia: 11,87 casi ogni mille donne (la Liguria è prima in Italia anche nell’uso della pillola Ru486). E’ la regione italiana che eroga il maggior numero di pensioni di vecchiaia rispetto alla popolazione. Non solo, ma sempre a causa dell’invecchiamento della popolazione, la Liguria è la regione che eroga anche più pensioni di invalidità (41.154). Siamo di fronte a una regione sterile, che Giovanni Paolo II descrisse come piena di “materialisti”, mentre l’anziano cardinale Giuseppe Siri dal pulpito della cattedrale di San Lorenzo l’accusò di “edonismo”. L’allora sindaco di Genova, Fulvio Cerofolini, rispose quasi soddisfatto: “Siamo pochi ma buoni”.

 

Era il tempo in cui Genova deteneva i primati del consumismo: più spese per il fumo, più elettrodomestici, più televisori, più profumi e creme di bellezza. Ma Genova era già una città di vecchi, che non avevano più né tempo né modo di mettere al mondo bambini, e che spendevano per difendersi dai segni dell’età e dalla noia del tempo libero. Nel 1997, in un solo anno, i nati furono 11.101 contro 22.157 decessi. Dopo Siri, fu l’arcivescovo di Genova, cardinale Giovanni Canestri, a denunciare quanto avveniva in città: “Le contraddizioni del mondo contemporaneo o postmoderno fanno soffrire Genova: la decadenza morale e dei costumi, la crisi della famiglia, il preoccupante invecchiamento a causa della denatalità…”. Da allora, la situazione è soltanto peggiorata.

 

“Il problema dell’infertilità ha raggiunto dimensioni che vanno oltre la rilevanza scientifica e sociale”, ha denunciato Sandro Viglino, ginecologo ligure che ha fatto parte del comitato scientifico del ministro Lonrenzin per il Fertility Day. Se la media nazionale per il primo figlio è 32 anni, in Liguria sono molte le donne che arrivano alla prima gravidanza a quaranta (ha il recordo di parti over quaranta). Al 30 giugno 2016 vivevano in Liguria 1 milione e 566 mila persone. Solo tre anni prima, nel 2013, erano 1 milione e 591 mila, 24.900 in più. E’ come se nel frattempo fosse sparita una città come Ventimiglia. Gli abitanti calano ovunque: nelle città come nei piccoli paesi. Portofino mezzo secolo fa aveva 1.011 residenti, oggi ne conta 420.

 

Da Papa Wojtyla al cardinale Siri, negli anni Ottanta la chiesa cattolica parlò dell'allarmante "decadenza" della Liguria

In Liguria sta morendo la famiglia come cellula della società (nel 2008, la regione conquistò il primo posto per numero di divorzi e separazioni in rapporto alla popolazione). Si è passati dai sette matrimoni celebrati annualmente ogni mille abitanti negli anni Sessanta e Settanta ai circa quattro che si registrano nel corso degli anni Novanta e ai tre matrimoni degli anni Duemila. E vanno calando sempre di più.

 

Nei primi nove mesi del 2016 sono stati celebrati a Genova 1.022 matrimoni rispetto ai 1.115 nei primi nove mesi del 2015 (meno 8,3 per cento). In aumento gli scioglimenti di matrimonio che passano da 501 a 661 (più 31,9 per cento). Nel 2013 per la prima volta il numero di famiglie è sceso sotto il tetto di 790 mila nuclei, e da allora è calato del due per cento. I liguri sono in testa anche alla classifica dei single: se un italiano su tre vive da solo (31 per cento), in Liguria la percentuale si impenna infatti fino al 40,9 per cento. Ogni ragazzo ligure ha oggi in media due nonni e mezzo di cui occuparsi. Per capire il calo della popolazione di Genova, nel 1971 la città contava 816.872 abitanti, mentre al 30 settembre 2016 i residenti erano 583.973. Meno 29 per cento in mezzo secolo. E un altro terzo scomparirà nei prossimi trent’anni.

 

Chiudono le scuole e i reparti di maternità. La Asl 1 ha deciso di chiudere l’ostetricia di Imperia e accorparla a quella di Sanremo. La Asl 5 ha deciso di chiudere il reparto di  ostetricia  di  Sarzana. A partire da un certo giorno, due anni fa, si smise di prendere appuntamenti per esami durante la gravidanza. Chiuderanno alcuni punti nascita a Genova. Chiudono gli asili di Chighizola, il Bernabò Brea a Sturla e la Coccinella  a Prato. Nel 2012 la popolazione genovese fra i tre e i sei anni era di appena 14.273 unità e nel 2017 scenderà a quota 12.637. Duemila bambini in meno in cinque anni, nonostante il contributo degli immigrati. Tra il 2012 e oggi a Genova sono state chiuse 12 sezioni su 194 e due scuole su 51. Chiudono anche le scuole  cattoliche a Genova e provincia.  Angela Galasso, presidente della Federazione italiana scuole materne, ha parlato di “situazione drammatica”, annunciando  “almeno una decina di chiusure, tra questo e il prossimo anno scolastico” a causa del “grave calo demografico,  assolutamente non compensato dalle famiglie migranti”. La regione più vecchia d’Europa è un laboratorio per un futuro di anziani. Come il “robot riabilitatore” messo a punto dall’Istituto italiano di tecnologia che valuta e corregge i fattori di rischio di caduta dell’anziano applicato e studiato all’ospedale Galliera di Genova. Anche le élite si adeguano. Così è stato lanciato il manifesto “Per una nuova cultura dell’invecchiamento”. Primo firmatario  Luca Borzani, presidente della Fondazione Palazzo Ducale. Mentre si organizzano convegni internazionali dal titolo emblematico: “Genova dopo il depopolamento”, realizzato in collaborazione con l’Università degli studi di Genova, la Commissione europea e il comune di Genova. Perché qui, tra il 1981 e il 2001 il calo della popolazione è stato già del 27 per cento e in vent’anni un abitante di Genova su quattro era emigrato o era morto.

 

Nel 1986, quando si registrarono i dati più terribili sulla crisi demografica, la Liguria ne mostrava anche altri: oltre 600 le interruzioni di gravidanza ogni mille bimbi nati. Ma ogni tanto la Liguria fa notizia anche per qualche lieta storia di matrimonio.

 

Come quello fra P.B. ed Elcia Marina, lei classe 1962, lui 1919. La vecchia storia d’amore fra l’anziano e la badante. Lo specchio di questa regione bellissima e che si è mangiata il proprio futuro.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.