Al Giardino

Camillo Langone
C'è dell'occhio in cucina e i primi non sono malaccio, ma gli antipasti non c'entrano nulla. Ambientazione da brividi e sottofondo new age

    Il pavimento fa venire i brividi, come il frigo-vetrina appena entrati sulla destra, e i quadri avrebbero fatto la loro figura sul set del “Nascondiglio”, l'ultimo horror di Pupi Avati. Mettiamoci pure la colonna sonora a base di new age sintetica (esiste ancora?) e proprio non sembra di essere a Montalcino quintessenza di Toscana, granducato dell'armonia. In Italia gli arredatori dei ristoranti vengono sistematicamente umiliati dal contesto urbano, fanno figure barbine di fronte al Romanico, al Gotico, al Rinascimento, al Barocco… Non pretendiamo miracoli, ci basterebbe che il frigo-vetrina venisse donato a una pizzeria povera dei dintorni e al posto dei quadri fossero appese vecchie foto in bianco e nero. E la musica? Siamo a pochi chilometri dall'Accademia Chigiana, c'è tutto un repertorio di Boccherini e Cherubini a disposizione. Oppure, se proprio si ritiene indispensabile la batteria, esistono Gianna Nannini da Siena e i Baustelle da Montepulciano. Ma avremmo accettato qualsiasi cosa, anche il death metal, purchè non questo sottofondo anni Novanta da sala banchetti di Terra di Bari. Antipasti in prevalenza marini e quindi doppiamente assurdi, sia perché non siamo al mare sia perché a Montalcino ci si viene per il Brunello, non proprio il vino adatto per scampi e gamberi. Ci sarebbe la battuta di chianina, sarà senz'altro buonissima ma è servita col parmigiano e specialmente la sera è un binomio che non va bene: proteina su proteina la si ricorda fino a mattina. Andiamo meglio coi primi, i pici con ragù d'oca e funghi e gli gnudi ricotta e spinaci in brodo di cappone. Sui testi più o meno sacri di gastronomia i pici vengono definiti “grossi spaghetti casalinghi” ma sono troppo corti per essere considerati pasta lunga. Pasta media, forse. Gli gnudi sono invece ignorati e questo li rende affascinanti: sono degli gnocconi, dei similcanederli, buoni. Forse si chiamano così perché percepiti come tortelloni senza pasta, ripieni nudi. Il filetto di chianina non è tenerissimo e tocca tagliarlo con un coltellino che potrebbe al massimo affrontare i panetti di burro della prima colazione: errore micidiale di mise en place. Ci si consola con le patate pureose rammaricandosi di non aver ordinato il cinghiale. Annie ordina verdure che le vengono servite al vapore, belle, fresche, croccanti, ben sistemate nel piatto. C'è dell'occhio in cucina. Mentre alle Logge del Vignola di Montepulciano si cade sui dolci, qui al Giardino di Montalcino (li paragoniamo perché sono ristoranti paragonabili, essendo entrambi i più rinomati delle rispettive capitaline vinose) al dessert ci si risolleva: il tortino di cioccolato non sarà una gran novità ma il suo cuore morbido è di alto livello. (recensione del 17 febbraio 2008)

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).