Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Le elezioni francesi e il rischio Italia

Mario Sechi

Se domenica vincerà Macron (confermando le previsioni dei sondaggi) il rischio si sposterà sul paese più instabile. E i bookmaker scommettono su di noi

Santi Filippo e Giacomo, Apostoli

Che succede? Si va dritti verso il secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia, un altro passaggio che ridisegnerà – chiunque vinca – gli equilibri europei. Emmanuel Macron è l’europeista, Marine Le Pen la nazionalista, il problema è che la nazione c’è e resta e l’Unione c’è un po’ meno e non è detto che resti. Messa così la faccenda, anche nel caso di vittoria di Macron avremo all’Eliseo una soluzione e una crisi. Quali? La soluzione è quella di un presidente che allenta le tensioni sul futuro immediato (non a lungo termine) dell’Unione europea, la crisi è quella di capo di Stato che si ritrova con un paese profondamente diviso, lacerato, vicinissimo alla previsione neurologica fatta dallo scrittore Michel Houellebecq: “La nevrosi”.  Quanto diviso? Guardate questo grafico pubblicato da Bloomberg stamattina:

 

 

Una Francia doppia, quella di Macron e quella di Le Pen. Metropolitana e ricca quella En Marche!, fatta di piccole città, più povera (con un pil che non rappresenta neanche la metà rispetto alla Francia di Macron), paghe orarie più basse, un tasso di disoccupazione più alto di oltre due punti, meno istruita, quella di Le Pen. Domanda: dov’è il popolo? Altra domanda: dov’è la sinistra? Domanda finale: cosa è la Francia? Tracciate i puntini, è la Settimana Enigmistica della politica francese, è il rebus che chiunque vada all’Eliseo dovrà risolvere.

In questo scenario, stasera su TF1 e France2 ci sarà il dibattito televisivo tra Macron e Le Pen. E’ lo scatto finale verso il traguardo del voto di domenica. Favoritissimo è Macron, questo è il sondaggio Ifop di ieri: 59,5 a 40,5. Andrà così?

 

 

Consigli per il duello? Ne ha qualcuno Bloomberg: Macron deve essere meno verboso, perché Le Pen sa essere tagliente. Grande ingannatrice o sublime rivelatrice, la televisione stasera darà la cifra non solo dello scontro tra due personalità, ma anche l’immagine della doppia Francia, una realtà che abita in una distopia.

  

Il rischio Italia. Alla fine, se in Francia dovesse andare come dicono i sondaggi, il rischio si sposta sul paese più instabile, quello sul quale i bookmaker scommettono con più attenzione: l’Italia, il paese della Mandrakata. La rottura dell’eurozona forse non avverrebbe neppure con Grillo, ma quando hai il terzo debito pubblico del mondo, finisci sotto i riflettori per forza e poi si vedrà se la luce ti abbaglia quanto basta per farti scivolare sul palcoscenico. Il sorvegliato speciale presenta curve asimmetriche: l’elezione di Renzi alla segreteria del Pd rassicura i mercati, dicono. Ma quali? Quello azionario certamente, ma non quello obbligazionario, vedere alla voce titoli di Stato. Ecco un raffronto interessante:

 

 

C’è altro? No, in questo momento il palazzo pensa a sfasciarsi le ossa senza spiegare bene perché, si litiga su Ong e migranti, la realtà dell’appuntamento elettorale non esiste, eppure è là, dietro l’angolo come una volpe che s’avvicina al pollaio. D’altronde non c’è neanche una legge per votare e questo dice tutto sul male per niente oscuro dell’Italia. Sul taccuino del titolare di List è annotata una frase di Ennio Flaiano: “Oggi il cretino è pieno di idee”.

 

Italia-Germania. Ieri sono usciti i dati sull’occupazione in Italia, oggi sono stati pubblicati quelli della Germania. Il titolare di List coglie la palla al balzo per fare un raffronto, mettere insieme i numeri, provare a squadernare sul tavolo la realtà. In Germania sono occupate 43.8 milioni di persone, in Italia gli occupati sono 22.8 milioni. In Germania il tasso di occupazione è pari al 67.2 per cento, in Italia è il 57.6 per cento, in crescita solo dello 0,6% su marzo 2016. In Germania il tasso di disoccupazione è pari al 4 per cento, in Italia è a quota 11.7 per cento. Il quadro è questo, ognuno tragga la conclusione. Di sicuro non è tutta colpa della Germania.

 

Crash Alitalia. Va tutto benissimo, aggiornamento rapido: la compagnia aerea è commissariata, il governo ha messo a disposizione un prestito ponte da 600 milioni, tra quindici giorni si aprirà la finestra delle manifestazioni di interesse per l’acquisto dell’azienda. Resta una domanda: chi se la compra? Risposta: pare nessuno. Alle altre compagnie conviene sedersi sulla riva del fiume e aspettare. Andrà così? Non è detto, siamo al festival delle dichiarazioni, delle offerte, degli sconti. Nota sul taccuino: si vota, non si vola.

 

Il dossier su Trump… Chi se lo ricorda? Sì, proprio quello, il dossier sui legami di Trump con la Russia, quello compilato da una ex spia britannica. Ecco, si è arrivati infine in tribunale a Londra e Christopher Steele, l’ex spia, si è dovuto difendere dalle cause di diffamazione e ha detto le seguenti cose: i fatti non sono verificati, il dossier non doveva essere pubblicato. Post-verità.

 


 

3 maggio. Nel 1937 “Via col vento”, il romanzo di Margaret Mitchell, vince il Premio Pulitzer. Ognuno qui trova la sua massima consolatoria per andare avanti e non arruolarsi nella legione straniera. “Francamente me ne infischio”. “Domani è sempre un altro giorno”.