Matteo Renzi (foto LaPresse)

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Renzi, tra crediti deteriorati e legge elettorale

Mario Sechi

Mentre sul fronte economico il problema del premier resta la cassa, su quello politico l'M5s rischia, in caso di voto anticipato, di prendersi la maggioranza alla Camera

Santa Caterina d’Alessandria.

 

Tra il Monte e il Tamigi. Cosa sta succedendo? Niente di esoterico, il Monte dei Paschi ha dato il via libera all’aumento di capitale da 5 miliardi, in Borsa stamattina il titolo è colato a picco, è stato sospeso, riammesso e, mentre il titolare di List scrive, viaggia con un salutare meno 4,17 per cento sulle spalle; i mercati si interrogano giustamente sul futuro dell’Italia dopo il referendum; l’Economist con uno sforzo di fantasia pari a zero giunge alla conclusione che il nostro paese va guidato da un governo tecnico; a Londra le cose dopo la Brexit vanno benissimo, al punto che John Major dice che “un secondo referendum è possibile”; a Berlino Angela Merkel è circondata e la barba di Martin Schulz avanza; a Bruxelles c’è una riunione dove si balla il sirtaki finanziario per salvare la Grecia; in Francia Fillon e Juppè affilano le spade per il duello finale di domenica nelle primarie dei conservatori francesi; dulcis in fundo, l’ex leader di Ukip, Nigel Farage, pare stia per emigrare in America. In mezzo a questo siparietto europeo, in Italia diluvia. Viene in mente una battuta di Jean Rostand: “Sono ottimista sul futuro del pessimismo”.

 

E’ tutta una questione di credito. Ieri su List abbiamo segnalato il quadro del Financial Stability Review della Bce, ci torniamo oggi con questo grafico sull’andamento dei crediti deteriorati in Europa:

 



 

Dopo i casi da rollercoaster di Grecia e Cipro, paesi sottoposti a bail-out e con Cipro che ha sperimentato il primo caso di bail-in bancario, c’è il caso ascendente dell’Italia (curva celeste). Non ha bisogno di molte spiegazioni, è il problema di Renzi, la cassa. Il forziere delle banche italiane è pieno di crediti deteriorati e la soluzione per ora non c’è visto che i titoli bancari continuano a ballare con la sigla di profondo rosso (Dario Argento) e un futuro pieno di margini ridotti all’osso. Serve capitale, ma prima di scucire un euro, tutti si chiedono: come sarà l’Italia il 5 dicembre?

 

Una corsa a due. I sondaggisti hanno accumulato una serie di epic fail da brivido, ma prendiamo la media dei sondaggi elaborata da Termometro Politico come chiodo al quale appendere il quadro italiano: al di là dei margini consistenti di errore e del numero altissimo di indecisi, è chiaro che la corsa verso le prossime elezioni politiche è una sfida tra Partito democratico e Movimento 5 stelle.

 



 

Se si votasse oggi con una legge elettorale a doppio turno, le probabilità di vittoria del partito di Grillo sarebbero alte per una ragione già sperimentata: il Pd di Renzi non ha forza d’attrazione verso gli elettori di altra fede politica, il M5s può essere scelto da elettori di altri schieramenti, in particolare dai leghisti. La sostanziale tenuta del partito del premier non è sufficiente a costruire una victory map per la sua assenza di potere federatore. E’ il vero limite della politica di Renzi ed è un paradosso visto il suo percorso politico, il suo programma, la sua azione di governo da pieno ciclo elettorale e con ampio uso della leva della spesa pubblica. Il rebus italiano è tutto qui. Sì o No, il 5 dicembre la partita si gioca su questo scenario. Variabili? Silvio Berlusconi un minuto dopo la chiusura delle urne e lo spoglio dei voti del referendum si siederà al tavolo della trattativa sulla legge elettorale. Soluzione? Sistema proporzionale, voto di coalizione, niente ballottaggio, sbarramento, premio per la governabilità. Possibile? Wait and see, mancano pochi giorni.

 

Giornali italiani. Le prime pagine oscillano tra due alluvioni, quella meteo e quella politica. Il primo caffè se ne va con il Corriere della Sera: “Alluvioni e sfollati. Straripano i fiumi. E’ come nel ‘94”. Repubblica sceglie di fare l’apertura sugli inzuppati del Palazzo: “Dall’Economist una spinta al No. Renzi non ci sta”. Carlino-Nazione-Giorno scoprono che Renzi è in fase assegno facile: “Statali, aumento elettorale”. La Stampa apre l’ombrello: “Un fiume di fango e paura”. Il caffè ar vetro e Il Messaggero conferma che bottega e ministero a Roma sono sempre al top: “Contratto Statali, scoglio a 85 euro”. Il Mattino sfodera l’orgoglio regionale: “Referendum, Campania decisiva”. Libero fa tappa nell’isola felice di Torino: “Bianchi e neri si menano”. La Verità entra in classe: “La cattiva scuola di Renzi”. L’Unità è in orbita su Marte: “Stop ai furbetti dei call center”. Avvenire è in orbita su Saturno: “Nessuno s’azzardi” (titolo su manovra e gioco d’azzardo). La Gazzetta del Mezzogiorno ci ricorda che non ci sono problemi, abbiamo carrettate di leader pronti a sostituire Renzi con iniziative uniche che rilanceranno il paese: “Emiliano lancia la legge sulla partecipazione”. Al terzo caffè sor Ginetto fa la domanda solita: “Dottò, ndo annamo?”. Non si sa, ma perbacco, partecipiamo.

 

25 novembre. Nel 1970 il grande scrittore giapponese Yukio Mishima si toglie la vita compiendo il seppuku, il suicidio rituale dei Samurai.

 

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