Palermo, musulmani in cattadrale per solidarietà ai fedeli cattolici (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Con i musulmani in chiesa trionfa il giornalista collettivo

Mario Sechi
I titoli sono in ciclostile (quasi). Il Messaggero però con un titolo di taglio fa il guastafeste: “Pregavano Allah, in uno degli zaini pietre e machete”. E’ successo a Venezia.

    Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e dottore della Chiesa.

     

    Titoli. I musulmani erano in Chiesa. Pace e libertà. Tutto bello, possiamo voltare pagina, il mondo è cambiato, i cattivi non esistono più, i morti sono sepolti, la messa è finita e andate in pace. E’ così? La vulgata dei quotidiani italiani è questa. I titoli sono in ciclostile (quasi), è il trionfo del giornalismo collettivo, la sua affermazione senza se e senza ma. Primo caffè, Corriere della Sera: “Imam e dialogo nelle chiese: i terroristi? Falliti”. E’ un fatto, c’è poco da discutere, è stato impaginato e rotativizzato, non può essere messo in dubbio, la corrente scettica e i realisti facciano mea culpa. Repubblica: “L’Islam non è terrorista”. Con questa certezza, si può finalmente ordinare il ritiro delle truppe in Afghanistan, in Iraq, in Libano, in Siria, in Libia, in Sudan, in Somalia e in Mali, perché il terrorismo, il jihad sono chiaramente falliti. La Stampa: “L’abbraccio contro il terrore”. Un abbraccio e tutto diventa solare, pieno di luce e vita. Toh! Il Messaggero con un titolo di taglio fa il guastafeste: “Pregavano Allah, in uno degli zaini pietre e machete”. E’ successo alle 4.30 alla stazione di Venezia, Italia. Le pietre servivano certamente per scopi ludici e il machete, si sa, è indispensabile per farsi largo nella giungla della laguna. Il Gazzettino non coglie la grande svolta della messa universale e fa addirittura l’apertura su questo fatto del tutto insignificante: “A Venezia armati di machete”. Però la pace regna sovrana, la fede trionfa perché “pregavano in direzione della Mecca”. D’altronde, le Chiese erano piene di cattolici e musulmani, una massa enorme, certificata da questo titolo di Carlino-Nazione-Giorno: “Bluff degli Imam in Chiesa”. Catenaccio: “Domenica di abbracci e foto con l’Islam, c’era però solo l’1,5% dei musulmani”. Di fronte a questa imponente mobilitazione, anche Il Giornale deve prendere atto della svolta: “A Messa l’1,5% degli islamici. E già pretendono le offerte”. L’8 per mille risolverebbe un sacco di problemi di finanziamento, ti puoi fidare e così “i terroristi sono falliti”. I titoloni dei giornali italiani sono quel che ci vuole per cominciare la giornata in un nuovo mondo. Così il passaggio alla lettura del Figaro, che le sue trecentomila copie le vende e in Francia conta ancora qualcosa, crea un po’ di smarrimento, ecco la prima pagina:

    Al Figaro saranno anche dei conservatori irriducibili, altri (Le Monde oggi darà la linea in progress, ma in questa asimmetria dell’impaginazione c’è qualcosa che racconta un’altra storia: la sopravvalutazione dei fatti. Buona giornata.

     

     

    Banche & Borsa. Dopo i risultati degli stress test (e il via libera al piano di salvataggio di Mps:  cessione di 9,2 miliardi di sofferenze nette e aumento di capitale da 5 miliardi di euro), Piazza Affari fa segnare una serie di rialzi. Una seduta di Borsa non fa né inverno né primavera. La strada del risanamento è lunga. Nel caveau ci sono sempre 85 miliardi di sofferenze nette in attesa di sistemazione.

     

    Grandi manovre nei giornali. Espresso e Itedi hanno firmato l’accordo per la cessione di Stampa e Secolo XIX al gruppo editoriale dell’Ingegner Carlo De Benedetti. Si completa (per ora) il percorso di fusioni e concentrazioni editoriali in Italia. Urbano Cairo mette insieme la televisione (La7) e i periodici con l’attività nei quotidiani di Rcs (Corriere della Sera, Gazzetta, etc.), mentre si chiude la storia degli Agnelli nell’editoria italiana. John Elkann (Exor) ha scelto di concentrarsi su marchio globale con il controllo del gruppo The Economist. L’esecuzione dell’operazione è prevista per il primo trimestre del 2017. Ecco il comunicato.

     

    Monezza a Cinque Stelle. La realtà è puntuale, non mente, non bara, mette tutte le cose al loro posto. Finita la grande novella del “ci pensiamo noi, stiamo arrivando”, il Movimento 5Stelle a Roma sta scoprendo che coccolare i dipendenti di Ama (rifiuti) e Atac (trasporti) non è stata una buona idea. Roma continua ad essere sommersa dalla monezza. Era sporca con Alemanno, faceva schifo con Marino, puzza con la giunta Raggi. A forza di sventolare il primato etico, i pentastellati si sono incartati da soli. E la Raggi ha scoperto di avere nominato nella sua giunta un assessore (Paola Muraro) che non solo era consulente dell’Ama ma era anche un tripudio di conflitti di interessi. Se fosse successo con un’altra giunta, i grillini avrebbero chiesto il processo in piazza, ma si sa, i tempi cambiano.

     

    Trump e la Russia. Ma i russi hanno hackerato le email dei democratici o no? Hillary Clinton dice di sì, ma le prove per il momento non ci sono, siamo nel campo delle supposizioni e dei caratteri cirillici. Alcuni pensano che l’hacker abbia un nome, Guccifer. Nessuno sa chi sia, ma visto che i giornalisti insistevano e chiedevano interviste, lui (o lei, o un gruppo di lui e lei) ha messo online le risposte. Con le accuse di spionaggio bisogna andarci cauti, sono a doppio taglio, perché tutti spiano tutti. I russi spiano gli americani, gli americani spiano i russi. E a Washington lo fanno – come scrive il Washington Post – utilizzando i sommergibili come piattaforma della cyber guerra. Trump ha legami con la Russia? Possibile. Ma se leggete il Wall Street Journal scoprirete che anche la Clinton Foundation ha i suoi buoni contatti e la storia della Skolkovo Foundation è intrigante. La Cia non vuole fare i tradizionali briefing pre-voto con Trump? Si mormora (e si scrive) anche questo. Poi James Clapper, zar dell’intelligence americana, risponde che non c’è nessuna esitazione da parte della Cia. Insomma, nonostante vi siano parecchie contro-indicazioni, la campagna dei democratici ha virato sulla nuova Guerra Fredda, ma la faccenda sembra  interessare i potenziali elettori di Trump meno di un cheeseburger. Per batterlo, tenerlo a distanza di sicurezza, serve altro. E occhio al voto degli elettori indipendenti: Trump è il favorito, di gran lunga.

     

    Le Olimpiadi a Rio. Questa settimana si aprono le Olimpiadi di Rio de Janeiro (venerdì 5 agosto) e fa impressione vedere come il mondo sia cambiato da quando il Brasile si aggiudicò i Giochi nel 2009. Il paese è finito nel caos istituzionale, con una classe politica sotto processo, una crisi economica e finanziaria profonda, la minaccia del terrorismo e un non marginale problema con la diffusione del virus Zika. Ci sono tutte le premesse per un flop, ma la storia è piena di sorprese.

     

    La Super-Uber cinese. Didi comprerà le attività di Uber in Cina. Un mostro su quattro ruote con un volume d’affari da 35 miliardi di dollari.

     

    1 agosto. Nel 1914 la Germania dichiara guerra alla Russia.