recensioni foglianti

La regola del lupo

Andrea Frateff-Gianni

Franco Vanni
Baldini+Castoldi, 288 pp., 17 euro

Due spari ravvicinati rompono la quiete di un’anonima alba di una mattina di inizio primavera a Bellagio, sul lago di Como. C’è una barca a vela solitaria al largo del minuscolo porticciolo di Pescallo, dove il lago si divide nella sua caratteristica forma a Y e dove il fondale è più profondo. Un uomo giace riverso sul tender con una pallottola conficcata nel cranio. Questo l’inizio del nuovo libro di Franco Vanni intitolato La regola del lupo da poco pubblicato da Baldini+Castoldi. L’uomo si chiama Filippo Corti, detto il Filippino, faccendiere self-made man dal passato oscuro, morto ammazzato il giorno del suo quarantesimo compleanno. I sospetti cadono tutti sui tre amici della vittima, gli unici presenti a bordo: l’ingegnere Andrea Castiglioni, l’avvocato Marco Michelini e la ricca ereditiera Priscilla Odescalchi. Torna in scena così il bravo cronista della giudiziaria milanese prestato alla letteratura e lo fa in compagnia della sua creatura Steno Molteni, personaggio che i lettori hanno già imparato ad apprezzare nel precedente romanzo di Vanni Il caso Kellan, pubblicato sempre da Baldini+Castoldi più o meno un anno fa. Nulla è cambiato per il giovane bellagino Steno Molteni, ventisettenne giornalista di cronaca nera per il mitico settimanale la Notte con il vizio delle indagini che per sbarcare il lunario la sera lavora come barman nell’hotel dove alloggia in corso Garibaldi a Milano e che è solito girare per la città con una Maserati Ghibli nera fiammante di proprietà di un amico trasferitosi a Singapore. Sarà lui a investigare sull’omicidio del Filippino in una rocambolesca indagine che lo porterà dalle case patrizie del centro alle placide coste lacustri di cui è originario passando per i campi rom ai margini della periferia cittadina. Molteni cercherà di sbrogliare una intricatissima matassa ricostruendo passo dopo passo la vita della vittima e gli intrighi dei tre sospettati. Ad aiutarlo, come sempre, la bella fotografa di origini eritree Sabine, il custode dell’Hotel Garibaldi, il signor Barzini e il fido autista barbone, Alberto. Giallo classico La regola del lupo attinge ai capolavori del genere e utilizza gli stratagemmi tipici degli enigmi anglosassoni della “stanza chiusa” fornendo al lettore un intreccio solido formato da una serie di incastri perfetti. I ferri del mestiere da cronista consumato dell’autore sono sapientemente messi a disposizione della finzione letteraria. “Non c’è lupo abbastanza forte da sopravvivere ad un branco di cani” dice la famigerata regola del lupo e in effetti la peculiarità della vicenda è quella di avere come protagonista della storia una vittima di gran lunga più cattiva dei propri carnefici. Tornano inoltre gli ambienti calcati da Vanni nel romanzo precedente. Quelli dei palazzi massonici, dei licei privati e dell’aristocrazia milanese che abilmente si mischiano con i luoghi oscuri della nostra anima. Perché certe ferite non si rimarginano, nemmeno con i soldi e il successo.

 

LA REGOLA DEL LUPO
Franco Vanni
Baldini+Castoldi, 288 pp., 17 euro

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