Bi. Erre. I fondatori

Maurizio Stefanini

Gianremo Armeni, Paesi ed., 372 pp., 20 euro

Karl, nome di battaglia preso da Marx, era l’ideologo. Il figlio di una povera cameriera abbandonata dal marito che da marginale con la passione dei libri era diventato prima leader del movimento studentesco della facoltà di Sociologia di Trento, poi creatore di un gruppo armato. Raissa, nome di battaglia dalla moglie russa di Jacques Maritain, era un capo predestinato. La figlia di una buona famiglia cattolica che all’università aveva conosciuto Karl e lo aveva sposato, innamorata sia di lui sia di quelle idee rivoluzionarie in cui aveva trasfigurato la sua fede religiosa. Dante era il leader degli eretici: comunisti reggiani in rotta col moderatismo del partito in nome del mito della Resistenza tradita. Nico era un compagno arrabbiato. L’Inglese un raffinato visionario. Padre Gabriel un prete venuto dalla strada e passato dalla Legione straniera al crimine, dal crimine al carcere, dal carcere alla tonaca, dalla tonaca alla guerriglia in Bolivia, dalla guerriglia in Bolivia a una strana missione in Italia.

  
E poi Dallas: un generale. Basic e Farinello: i suoi due pupilli, l’analitico e l’operativo. Tony, Fuser, Rocco, Moreno, Nerone e Adamo: gli eretici. Diego: un vecchio nostalgico. Di Stefano e Maffei: due giudici. Vladimir: uno pieno di soldi con l’hobby della Rivoluzione. Oberdan: un ex partigiano. Qunas: uno strano rivoluzionario con i gusti del pariolino e la passione per le armi. Sofia: la sua compagna. Lucilla: una ragazza passata dalla croce alla stella. Il Saraceno: il primo “infame”. Gutierrez: un archeologo guerrigliero. Carnera e Manzetti: due volti della complicità. Santino e Bernardo: due che sedevano in panchina. Gli anni, tra il 1969 e il 1974. I luoghi: Milano, Torino, Padova, Chiavari, Reggio Emilia, Roma, la Bolivia, il Cile. I nomi sono tutti inventati: ma non è difficile riconoscere i personaggi veri cui alludono. I fatti sono invece tutti veri, ma sono stati ricostruiti con stile da romanzo i dialoghi. Gianremo Armeni, l’autore, ha a sua volta usato la tecnica del romanziere, ma si tratta di un sociologo. Un esperto di criminalità, il cui libro sul caso Moro gli è valso d’essere audito dalla commissione di inchiesta, e che per ricostruire questa trama si è avvalso non solo di una meticolosa bibliografia, ma anche di lunghe conversazioni con alcuni dei personaggi da lui poi raccontati. Ormai anziani, ma allora ragazzi poco più che ventenni abbagliati dal sogno rivoluzionario. Partiti da zero, si procurarono le armi nei depositi custoditi da vecchi partigiani, studiarono manuali della guerriglia, e impararono a falsificare documenti. A rubare macchine. A contraffare targhe. A fare rapine. A sparire dalla circolazione per nascondersi in mezzo alla gente. Infine anche a uccidere: anche se in questo primo volume avviene ancora di rado, e quasi per sbaglio.

   
Ma altri due libri seguiranno, in una trilogia sulla storia delle Br. L’ultima pagina di questa storia dei fondatori è anche la prima di una prossima puntata che sarà dedicata ai “Sanguinari”: gli anni tra il 1974 e il 1978. Finita la fase pionieristica culminata nel sequestro del giudice Sossi, quelle Brigate rosse il cui nome e simbolo furono inventati da tre ragazzi mentre si giocava la famosa partita Italia-Germania ai Mondiali messicani avrebbero portato l’attacco al cuore dello stato fino al sequestro e all’uccisione di Aldo Moro. Proprio oggi Armeni presenterà questo libro a Roma, alle 18 presso l’agenzia Dire. Con lui interverrà il generale Mario Mori: uno di coloro che questa storia l’hanno conosciuta bene fin quasi dall’inizio.

  

BI. ERRE. I FONDATORI
Gianremo Armeni
Paesi ed., 372 pp., 20 euro

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