Lettera di Lord Chandos

Alessandro Litta Modignani

di Hugo von Hofmannsthal, Marsilio, 185 pp., 15 euro

Considerato a pieno titolo uno degli esponenti più raffinati e originali del decadentismo europeo, quasi coetaneo di Thomas Mann, Hugo von Hofmannsthal (1874-1929) redige con la Lettera di Lord Chandos il suo manifesto letterario, che meritoriamente Marsilio ripubblica con altri due scritti giovanili.

  

Concepita nel 1902, quando l’autore ha appena 27 anni, Ein Brief è ambientata all’inizio del ’500, in pieno Rinascimento. Un nobile inglese, di discreto talento, si rivolge a Francis Bacon per comunicargli la decisione definitiva di astenersi da qualsiasi attività letteraria: scelta in realtà opposta e speculare rispetto a quella dello stesso Hofmannsthal, che proprio l’anno prima, al contrario, ha deciso di rinunciare a una promettente carriera accademica per dedicarsi esclusivamente alla scrittura e alla poesia. L’espediente cui l’autore ricorre ha dunque il senso di una rottura e di una determinazione: quella di opporsi ai canoni della letteratura ottocentesca, e di dare vita a una stagione di ricerca e introspezione interiore, incentrata sulla figura dell’artista come individuo “ineffabile”, frammentato e fragile.

  

Lord Chandos è colpito da una profonda crisi esistenziale e creativa, e in questo egli appare come un tipico personaggio della letteratura decadente. La sua Lettera si divide in tre parti: l’entusiasmo del periodo giovanile (“L’intera esistenza mi appariva allora, in una sorta di duratura ebbrezza, come una grande unità”); la crescente difficoltà a utilizzare i canoni del linguaggio (“Ho del tutto smarrito la facoltà di pensare o parlare in modo coerente e ordinato su un qualsiasi argomento (…) Provavo un inspiegabile disagio solo a pronunciare le parole spirito, anima, corpo”); infine la rinuncia a scrivere. Lo scrittore, come si è detto, è agli antipodi della sua creatura: anche nel descrivere un personaggio che si chiude nel silenzio, egli sottolinea l’irrinunciabile presenza della letteratura nella vita dell’uomo.

  

“Datando la lettera all’anno 1603 – spiega Marco Rispoli nella lunga introduzione – Hofmannsthal allude con puntualità al cambiamento avvenuto nel modo di intendere e di indagare il mondo. Ciò rende la Lettera di Lord Chandos uno scritto che di molto trascende il suo contesto temporale: ricostruzione storica di un preciso momento nella storia della cultura, essa è anche uno dei documenti più importanti della letteratura moderna”.

  

Spicca nelle parole di Lord Chandos la particolare sintonia e contiguità fra la visione di Hofmannsthal e il pensiero di Friedrich Nietzsche. “Siffatte concezioni religiose non hanno alcun potere su di me, sono parte di quelle tele di ragno che i miei pensieri oltrepassano, gettandosi nel vuoto, mentre molti altri vi rimangono impigliati e così giungono a quiete”.
Nei due scritti successivi, dell’anno seguente, Hofmannsthal elabora gli stessi concetti letterari e filosofici. In Sui caratteri nel romanzo e nel dramma, immagina il grande Balzac che difende strenuamente l’autonomia dell’artista in un garbato contraddittorio con l’amico orientalista Hammer-Purgstall. Ne Il dialogo su poesie, protagonisti sono invece due sconosciuti. Clemens e Gabriel si confrontano sul tema del Romanticismo, ma anche in questo caso la discussione fra i due amici diventa necessariamente un dialogo sull’uomo. Nel suo complesso – osserva ancora Rispoli – il dialogo diviene per Hofmannsthal l’occasione per un confronto con un’estetica e una concezione dell’umana esistenza assai diffusa lungo tutto l’Ottocento e nei decenni successivi, incentrata sul culto dell’individuo “geniale”, della sua autenticità e della sua originalità.

 

LETTERA DI LORD CHANDOS
Hugo von Hofmannsthal
Marsilio, 185 pp., 15 euro

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