Isabella e Lucrezia. Le due cognate

Flaminia Marinaro

Alessandra Necci
Marsilio, 668 pp., 19,50 euro

Un bucintoro, tirato dai cavalli nei tratti in cui l’acqua era troppo bassa, all’alba di una fredda mattina d’inverno del 1502 scivola mollemente lungo i canali della Val Padana. A bordo Lucrezia Borgia sta per raggiungere la barca della sua futura cognata Isabella d’Este. L’incontro tra le due signore è apparentemente cordiale ma Isabella, donna virtuosa e intelligente, teme quell’angelo lussurioso che sta per fare ingresso nella sua vita. Alessandra Necci intreccia con molta capacità la narrazione alla storia ricostruendo la vita privata e quella pubblica di due personaggi carismatici e leggendari profondamente lontani e diversi tra loro ma complementari. La virtù isabellica che esplode nelle pagine di Maria Bellonci sembrerebbe aver conquistato l’autrice come pure Lucrezia non è qui raccontata come il simbolico fiore del male. Con sguardo neutro Alessandra Necci cerca di dipingere un affresco, il più veritiero possibile di quell’epoca, senza farsi condizionare da falsi miti utilizzando un linguaggio in terza persona per mantenere il necessario distacco dalla storia senza rischiare di incatenarsi nel racconto romanzesco. Di Isabella tratteggia i tratti salienti di donna di una razionalità quasi maschile spregiudicata e libera, una donna che nonostante le fragilità e i tradimenti del marito, riesce a non farsi intrappolare dai sentimenti e dai ruoli convenzionali mettendo sempre il governo di corte al primo posto. Una condottiera dotata di grande charme, leader della moda e dei costumi, “Isabella liberale e magnanima” come la etichettò Ludovico Ariosto. Lucrezia Borgia appare nelle pagine del volume con un animo vulnerabile, vittima fin da piccola dei soprusi incestuosi del padre Papa Alessandro VI e del fratello Cesare, il Valentino. Una vita piena di eccessi, lo sguardo impudente e gli atteggiamenti peccaminosi che altro non sarebbero, nell’interpretazione dell’autrice, che conseguenze inevitabili della sua viziata e viziosa infanzia, ma il suo personaggio ci viene restituito con molto equilibrio in tutta la sua dolcezza e nelle sue straordinarie doti di governo. In un’immagine di Hieronymus Bosch la lussuria viene rappresentata come un’arpa dimenticata dagli amanti. Forse questo è stata Lucrezia, uno strumento celestiale abbandonato nel momento più poetico di una melodia.
Due personalità che irrorarono di nuova linfa l’arte e la politica in uno scenario dalle grandi criticità che si era svelato con la morte di Lorenzo il Magnifico ago di una bilancia drammaticamente pericolante in una terra bizzarra, un “paese che non seppe farsi nazione” e dove probabilmente anche Napoleone avrebbe fallito se soltanto fosse nato a poche miglia di distanza.

 

ISABELLA E LUCREZIA. LE DUE COGNATE
Alessandra Necci
Marsilio, 668 pp., 19,50 euro

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